Uno che conta ai piani alti di Palazzo Lombardia, parla di «un taglio netto, una disarticolazione del sistema formigoniano degli appalti». Perché oggi in giunta il governatore Roberto Marini non porta solo il commissariamento di tutti le gare per le forniture sanitarie sottratte ai singoli ospedali, ma anche quelle delle infrastrutture. Con l'evidente necessità di ridisegnare governance e funzioni anche di Infrastrutture lombarde, la società regionale decapitata dalle manette al suo direttore generale Antonio Rognoni. Solo l'antipasto del diluvio giudiziario seguito con i sette arresti per gli uomini della «cupola» che voleva mettere le mani su Expo e sulla sanità lombarda e la perfetta occasione capitata a Maroni per annunciare al rivoluzione. All'assessore all'Economia Massimo Garavaglia la guida della commissione che stabilirà uomini e compiti di un'unica centrale per gli appalti di sanità e infrastrutture.
Ma ieri è venuto alla luce lo scontro feroce tra l'assessore leghista al Welfare Cristina Cantù che al Corriere ha raccontato la sua riforma della sanità che scavalca quella a cui lavora l'assessore alla Salute Mario Mantovani. Ancora uno sgarbo della Lega a Forza Italia dopo il rimpasto di giunta di cui con Mantovani hanno discusso ieri Giovanni Toti e la coordinatrice regionale Mariastella Gelmini. Perché in FI già qualcuno chiedeva una verifica di giunta.
«Io - ha risposto Mantovani con l'abituale diplomazia alla Cantù, ma senza nascondere una certa irritazione - sono pronto ad accogliere i contributi di tutti e quindi anche quello della Cantù, ma mi risulta che l'assessore alla Salute sono io». Entrando nel merito delle proposte, invece, Mantovani non condivide la proposta di affrontare i possibili casi di corruzione nelle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie creando un'Agenzia di controllo che potrebbe anche far capo all'opposizione. «Bene - replica Mantovani - la centrale unica d'acquisto per gli appalti, ma noi non siamo la polizia giudiziaria». Aggiungendo che nelle Asl ci sono già i Noc, i Nuclei operativi di controllo che non rispondono ai direttori generali, ma alla procura della Repubblica. «Questo sarebbe un altro organismo inutile che spezzetterebbe le competenze deresponsabilizzando i dirigenti». Un contrasto che potrebbe essere disinnescato oggi da Maroni facendo approvare la sua nuova proposta di centrale unica per sanità e infrastrutture. Dubbi anche sulle richieste della Cantù di accorpare in un unico assessorato Sanità e Welfare (politiche sociali) e di chiudere gli ospedali con meno di 120 posti letto.
Sul fronte più politico, invece, c'è stato il chiarimento tra la Gelmini e Maroni che avrebbe derubricato il tutto a una «tensione» tra assessori.
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