Maroni prova a fare il grillino «Sì al reddito di cittadinanza»

Il governatore vuole una misura anti-povertà finanziata con fondi europei Esultano i 5 Stelle e il Pd apre ma Salvini è contrario: «Elemosina di Stato»

Maroni prova a fare il grillino «Sì al reddito di cittadinanza»

La Lombardia «sarà la prima regione a sperimentare un “reddito di cittadinanza” per chi è in difficoltà economica». Un annuncio a sorpresa quello del governatore Roberto Maroni che ieri ha detto di aver già dato agli assessori Massimo Garavaglia, Maria Cristina Cantù e Valentina Aprea l'incarico di studiare cifre e modi. «Tempi strettissimi. Magari già a giugno con la legge di assestamento del bilancio, il momento giusto se ci sarà bisogno di trovare dei fondi». Per il resto, ha spiegato Garavaglia, si attingerà ai 220 milioni di euro da destinare alla «lotta alla povertà» del Fondo sociale europeo. Un intervento che secondo Maroni dovrà «ridurre la povertà in un momento di crisi economica e con fasce crescenti di popolazione che soffrono e non hanno la possibilità di raggiungere i requisiti di sussistenza minima». Un tema, quello del reddito di cittadinanza, di cui molto si parla e infatti Maroni non nasconde che già «ci sono proposte di legge e quella presentata dal Movimento 5 stelle mi interessa molto perché riguarda anche formazione e lavoro». Indispensabile per questo «il coinvolgimento del mondo del volontariato e del terzo settore» che diventeranno saranno soggetto attuatore.

Una svolta grillina del governatore leghista che non sembra andare molto a genio al segretario del suo partito. «Allo Stato elemosiniere io preferisco lo Stato che abbassa le tasse e offre lavoro - la censura di Salvini - Un messaggio culturalmente sbagliato». Ferri corti in una Lega che con Salvini guarda strabica alla destra di CasaPound (dopo il bagno di folla di lunedì a Roma al teatro Brancaccio) e con Maroni a Beppe Grillo? «No - assicura Salvini - Io non metto becco nelle questioni della Regione, ma questo non mi esime dall'avere le mie opinioni». Immediata la replica di Maroni: «Salvini dice che è elemosina di Stato: se fosse elemosina di Stato avrebbe ragione ma non è così, perché il fondo sociale europeo è un'altra cosa». E tiene duro dicendo che «sarà il modello lombardo di reddito di cittadinanza che lotta contro la povertà e l'esclusione sociale: fenomeni che purtroppo sono presenti in Lombardia tra i giovani, gli anziani e i disoccupati e si realizza non attraverso l'elemosina di Stato, ma con misure concrete di avviamento al lavoro». Perché, dice, «non è comprensibile che oggi un settantenne in difficoltà sia aiutato, mentre un giovane disoccupato non abbia niente». Con lo scontro che si fa duro. «Io sono stato ministro del Welfare e so di cosa parlo, tanti parlano senza saperlo».

Ovviamente favorevole la reazione del capogruppo grillino in Regione Dario Violi: «A due giorni dalla nostra mobilitazione nazionale con la marcia Perugia-Assisi per il reddito di cittadinanza, Maroni si è svegliato dal letargo. Ancora una volta, esattamente come nel caso di più autonomia per la Regione, le buone idee del Movimento 5 Stelle dettano l'agenda».

E ricorda la proposta già depositata in Regione a marzo 2014 con «un progetto che sostiene concretamente i cittadini che hanno perso o non riescono a trovare un lavoro e che riceverebbero, per un massimo di tre anni, un sussidio mensile dalla Regione. In compenso il cittadino si metterà a disposizione della collettività per lavori socialmente utili nelle scuole, nei tribunali e in altri contesti».

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