Cronaca locale

Quella matita straordinaria che diede un volto a Maigret

Il Museo del Fumetto dedica una mostra a Fernando Carcupino, celebre illustratore delle storie di Simenon

Quella matita straordinaria che diede un volto a Maigret

Trenta tavole originali, firmate Fernando Carcupino, parlano al cuore degli italiani che diedero un volto a Maigret quando, tra 1964 e 1972, le inchieste del commissario parigino impazzavano sui televisori in bianco e nero. Quel volto, forse i più giovani non lo sanno, era del grande Gino Cervi. Baffi, pipa, movenze sornione, cappello calcato in testa, l'attore che al cinema era il comunista Peppone, in guerra con Fernadel-Don Camillo (che coppia formidabile!), fece un Maigret straordinario.

Da Wow Museo del Fumetto, in viale Campania, fino al 20 ottobre si vede Cervi-Maigret come lo pennellò l'artista e fumettista Carcupino, scomparso nel 2003 a 80 anni. Colori sfumati, su sfondi di case, scale, uffici, scorci urbani bagnati dalle brume della Senna, donne dalle pettinature vaporose, rimandano a Parigi, ma somigliano ad angoli per noi domestici di una Milano popolare che non esiste più. Le illustrazioni erano nate per il settimanale femminile Mondadori Grazia, che pubblicava storie di Maigret come lancio e rinforzo dei romanzi, in uscita per la stessa casa editrice (oggi Maigret, e tutto Simenon, esce per Adelphi). Carcupino era un grande disegnatore, artista dei fumetti e pittore, nato a Napoli da famiglia milanese (curioso rovesciamento migratorio); lavorava per rotocalchi di successo come Grazia e Confidenze, oppure Epoca sotto la direzione di Enzo Biagi.

L'apparato storico e critico consente, in mostra, di apprezzarne l'opera e contestualizzare il lavoro «maigrettiano», uscito appunto negli anni del trionfo di un commissario al cui confronto il Montalbano di Camilleri appare minuscolo. Maigret ha avuto molti interpreti, presto sarà Gerard Depardieu a dargli vita, nel film diretto da Patrice Leconte. Teniamoci stretto il nostro Cervi, e le belle illustrazioni di Carcupino: si tratta di indiscutibili incarnazioni del mito. Georges Simenon, tra i maggiori scrittori del Novecento, utilizzò Maigret per indagare tra i risvolti più inconfessabili dell'agire umano. Nelle pagine dell'autore belga, che inaugurò la saga di Maigret nel 1929 con Pietr il Lettone, c'è uno sguardo che mai giudica, ma comprende. Simenon disse, intervistato da Alberto Arbasino, che veniva volentieri a Milano. «Perché è noiosa, non c'è niente da vedere, è il posto migliore per non distrarsi. Me ne resto in albergo, vicino alla Scala, e quando esco cerco trattorie anonime in periferia, dopo i Navigli, dove posso mangiare, fumare e scrivere senza che nessuno mi disturbi. Milano è perfetta per uno scrittore», furono, più o meno, le parole del papà di Maigret. Ci piace immaginare che Simenon, scomparso trent'anni fa, sorvegli dall'aldilà l'omaggio che Milano (ora non più noiosa) gli porta con le tavole di Carcupino. La mostra è anche motivo per riscoprire un fumettista della stirpe dei Pratt, Battaglia, Damiani.

Frequentò tutti i generi, da artista meticoloso: il fumetto di avventura e horror, quello erotico a tinte forti e persino il caro e vecchio Calendario di Frate Indovino.

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