Da Mattarella a Pisapia «È la nostra occasione»

L'invito del presidente della Repubblica a vincere la sfida Il sindaco: «Daremo al mondo risposte sul tema dei diritti»

«Abbiamo una strada non facile davanti a noi, impegnativa ma anche esaltante. Penso ai prossimi mesi con Expo a Milano che deve essere indice del nostro impegno per il futuro». Non sarà presente alla cerimonia del primo maggio ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri al Piccolo Teatro di via Rovello (casualmente anche sede della società Expo) per le celebrazioni del 25 aprile, ha chiuso il suo intervento dal palco con un messaggio di incoraggiamento per il grande evento. Mattarella è arrivato in via Dante poco prima delle 12, applaudito da tanti milanesi che si erano accalcati dietro alle transenne. Si celebra il 70esimo anniversario della Liberazione, ma anche Expo e la tragedia dei profughi diventano i simboli di una nuova «Resistenza». «Anche Expo - afferma il sindaco Giuliano Pisapia sullo stesso palco - vuol essere un evento di libertà, per un mondo più giusto che sappia diffondere il diritto di tutti al cibo e all'acqua». Il tema conduttore dell'Esposizione sarà nutrire il pianeta. «É un ideale alto e difficile - ammette -, non scontato. Milano ci prova, e sono certo che questa Città saprà dare al mondo soluzioni efficaci, strumenti veri fatti di concretezza ambrosiana. E anche in Expo abiteranno gli ideali di quella primavera di rinascita». Da Expo ai profughi. La tragedia nelle acque del Mediterraneo viene ricordata al Piccolo e, più tardi, sul palco di piazza Duomo dove si alternano alle 15.30 il sindaco e la leader della Cgil Susanna Camusso, a chiusura del corteo Anpi. «Non vogliamo dimenticare chi è ancora oppresso per il colore della pelle, per il suo credo religioso, per il suo desiderio di libertà, chi fugge da fame, guerra, torture e spera di trovare chi lo accolga e aiuti come impone la nostra carta costituzionale. E Milano medaglia d'oro della Resistenza continuerà ad essere esempio di solidarietà, tolleranza e libertà». Mattarella parla di un'Europa che «deve ritrovare sè stessa e la propria missione, desidero dirlo in questi giorni drammatici in cui il Mediterraneo è diventato il sacrario delle vite e delle speranze stroncate da centinaia di donne, uomini, bambini in fuga dalla guerra, dalla persecuzione, dalla fame». La nostra Europa avverte «si gioca la sua crediibilità e il suo stesso futuro, senza la consapevolezza del proprio ruolo e senza solidarietà non è Europa». Un richiamo alla compartecipazione nei piani di accoglienza.

In corteo il sindaco sfugge al rischio di contestazioni.

I fedelissimi della sua giunta (il vicesindaco De Cesaris e gli assessori Benelli, Tajani, Bisconti, Granelli, Del Corno e D'Alfonso) sfilano davanti al gonfalone e in piazza San Babila, quando incrociano decine di militanti dei movimenti per la liberazione della Palestina con i manifesti, intonano «Bella Ciao» per coprire gli slogan. Pisapia invece li raggiunge solo all'altezza di Palazzo Marino, e domanda piano «come è andata in San Babila?». Il pericolo è scampato. La brutta figura, forse no.

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