Cronaca locale

Maxi incendio di rifiuti, arrestati in quindici per "traffico illecito"

Il gruppo criminale ha fatto sparire in modo illegale 37mila metri cubi di scarti in 4 siti

Maxi incendio di rifiuti, arrestati in quindici per "traffico illecito"

Il maxi incendio dello scorso ottobre nel capannone di via Chiasserini aveva lo scopo di «smaltire illegalmente» tonnellate di rifiuti diventate ormai ingestibili. Le indagini partite subito dopo il rogo, sicuramente doloso, hanno portato ieri all'arresto di 15 persone accusate a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, attività di gestione non autorizzata e intestazione fittizia di beni. «Tutto bene, facciamo il botto», diceva all'interlocutore, sotto intercettazione, uno degli autisti incaricati del trasporto degli scarti pochi giorni prima del disastro. E il giorno dopo: «Hai sentito? Abbiamo finito».

Le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Giuseppina Barbara sono state eseguite dalla Squadra mobile in diverse regioni. Le indagini sono state coordinate dalla Dda, guidata dall'aggiunto Alessandra Dolci. Otto persone sono finite in carcere, quattro ai domiciliari e tre hanno l'obbligo di dimora. Il sito di stoccaggio abusivo si trovava in un capannone di proprietà della Ipb srl (non coinvolta nell'indagine), dato in affitto alla Ipb Italia srl. Le indagini del pm Donata Costa su chi abbia appiccato il rogo, che causò anche un notevole inquinamento ambientale, sono in corso. Le operazioni di spegnimento sono durate giorni e alla fine sul posto è stato trovato ben poco di utile a individuare i responsabili. I 13mila metri cubi stoccati senza autorizzazione nell'immobile dovevano sparire, spiega il gip, «per i sopravvenuti ostacoli (...) a trasferirli in altri siti, oppure a nascondere le prove del traffico svolto dagli indagati dopo il sopralluogo di pochi giorni prima della polizia locale e del personale di Città metropolitana e la conseguente scoperta» della discarica abusiva. Mancò tuttavia da parte delle autorità, sottolinea il giudice, l'«auspicabile» sequestro del sito. «Quando i magazzini erano pieni - dice un teste agli inquirenti - loro si spostavano in altri e sistemavano la cosa a modo loro».

In tutto i metri cubi smaltiti illegalmente dal gruppo nei quattro capannoni trovati dagli investigatori (via Chiasserini a Milano, Fossalta di Piave, Meleti nel Lodigiano, Verona San Massimo) sono stati 37mila in otto mesi e mezzo. Si tratta di rifiuti indifferenziati urbani: i più difficili e costosi da gestire e quindi i più redditizi se finiscono nei circuiti illeciti. Il 38 per cento proveniva dalla Campania. Il guadagno transitato sui conti della Ipb Italia è di 1,086 milioni di euro (cifra oggetto di sequestro preventivo). Tra gli arrestati ci sono imprenditori, amministratori, intermediari, trasportatori delle società coinvolte. Alcuni hanno precedenti per smaltimento illecito di rifiuti. Non viene contestata l'aggravante mafiosa né sono emersi collegamenti con altri incendi di scarti stoccati. «Promotore» del traffico è considerato Aldo Bosina, 55 anni, amministratore della Ipb Italia.

Arrestati, tra gli altri, anche il 61enne Giancarlo Galletti e Mauro Zonca, di 59 anni, quest'ultimo amministratore di diritto della stessa società fino all'8 giugno 2018.

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