Marta Bravi
Giù le mani da San Siro. Come era prevedibile mettere in discussione un'istituzione come lo stadio Meazza significa aprire dibattiti, polemiche e scontri accesi. E accendere la scintilla di una durissima guerra tra «guelfi e ghibellini». Se n'è già avuto un piccolo assaggio ieri alla sola notizia che Milan e Inter, le milanesi che hanno in concessione lo stadio di proprietà comunale, hanno presentato al sindaco Beppe Sala un «Progetto di Fattibilità Tecnico Economica per la costruzione del Nuovo Stadio e del relativo distretto multifunzionale». Lo studio prevede la realizzazione di un nuovo impianto, di circa 60mila posti a sedere e di un distretto multifunzionale dedicato allo sport, all'intrattenimento, allo shopping e al divertimento. «Si tratta di un progetto che prevede investimenti privati per oltre 1,2 miliardi di euro - scrivono le due squadre - e la cui realizzazione è ritenuta essenziale per riportare il calcio di Milano tra l'élite del calcio europeo e mondiale. Il Progetto di Fattibilità espone le ragioni che rendono un nuovo stadio preferibile all'ipotesi di ristrutturazione del Meazza».
Lo stadio però è di proprietà del Comune, dovrebbe spettare a tutti i cittadini la possibilità di dire la loro sulla fine di un'epoca fatta di calcio, ma anche di grandi concerti. Il ragionamento del presidente del Municipio 7, Marco Bestetti che propone un referendum cittadino sulla fine della Scala del calcio. «Lo stadio di San Siro è un monumento nazionale, un simbolo di Milano e dell'Italia nel mondo che non può essere cancellato con un colpo di ruspa. Il futuro dello stadio - prosegue Bestetti - lo devono decidere i milanesi. Da settembre, con il Comitato No demolizione di San Siro promuoveremo una grande mobilitazione popolare per raccogliere le firme previste per l'indizione di un referendum cittadino».
Uno scenario difficile da digerire anche per i tifosi come il ministro dell'Interno Matteo Salvini, noto milanista: «Chiedo copia del progetto: ogni novità è la benvenuta, soprattutto se ci aiuta a gestire meglio anche la sicurezza, ma da sportivo, italiano, milanese e milanista non posso pensare all'abbattimento del glorioso stadio di San Siro».
La gira sull'urbanistica, allargando lo sguardo al futuro dei quartieri San Siro, Quarto Cagnino, Trenno e Gallaratese Alessandro de Chirico, consigliere comunale di Forza Italia: .«La proposta delle società sportive meneghine non può essere separata dal progetto di riqualificazione dell'aerea dell'ex Ippodromo del trotto, anche se di proprietà differenti».
Carlo Monguzzi, presidente della commissione comunale Ambiente ne fa una questione di sostenibilità: «L'idea di costruire un nuovo stadio è da respingere perchè vuol dire consumo di suolo, consumo enorme di nuovi materiali e,
nell'eventualità di demolizione del vecchio stadio, un enorme quantità di detriti da smaltire».Detto ciò sullo stadio incombe la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiaidi invernali del 2026, che il Meazza ospiterà tra sette anni.
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