Parole, parole, parole. Sottofondo (almeno per ora) alla firma messa ieri da Matteo Renzi e Beppe Sala sul Patto per Milano presentato in Comune davanti alla platea della città che conta, nessun settore escluso. Dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli a monsignor Luca Bressan per il cardinale Scola e fino agli chef Cracco e Oldani. Il sindaco accoglie il premier alle 12.40 e presenta per primo i contenuti di un patto da 2,5 miliardi di euro. A oggi però, come ha precisato Sala, sono finanziate «le necessità per i primi due anni», 650 milioni. E scorrendo il documento si scopre che la parte che fa capo al governo ammonta a 248 milioni, 110 dal Fondo di coesione sociale, 108 come «altre risorse nazionali. «Senza arroganza, Milano non vuole competere con le altre città italiane ma con le metropoli mondiali, e non siamo qui con il cappello in mano a chiedere soldi, ma con la nostra capacità progettuale e voglia di andare avanti. Poi certo chiederemo anche i soldi. Entro dicembre la giunta vuole arrivare ad aver definito tutto quello che c'è da fare per i prossimi 4 anni e mezzo» la premessa.
Il primo capitolo è la mobilità. Dal prolungamento della M5 fa Monza «che vuol dire anche fermate a Sesto e Cinisello» (18 milioni, avvio lavori nel 2018) al prolungamento della M1 ai quartieri Baggio, Olmi, Valsesia (cantieri 2019), metrotranvia nord tra Certosa e Cascina Gobba (dal 2018), galleria di interscambio tra M3 e M4 a Crocetta, adeguamento della M2 «datata e con dimensioni di traffico aumentate del 40% in 15 anni». Priorità assoluta, si legge nel documento, a opere di impermeabilizzazione e moderni sistemi di segnalamento e sicurezza. Accelerazione dei lavori di apertura della prima tratta M4. Milano acquisterà 15 nuovi treni (per 110 milioni, tutti in capo agli enti locali) e 42 bus elettrici.
Periferie e Welfare. L'investimento (teorico) sull'edilizia popolare in periferia vale 174 milioni. Il governo assumerà Milano come modello per il welfare, sperimenterà qui nuove forme di sostegno al reddito e strumenti più snelli per assegnare gli alloggi popolari. Nuove misure per assegnare aree demaniali vuote a commercianti, interventi straordinari per sgomberare luoghi privati occupati. L'unico accenno ai profughi è la previsione di lavori utili su base volontaria.
Opere anti-esondazione. Il sindaco garantisce che in due anni «il grosso del rischio Seveso e Lambro sarà risolto». Il piano con fondi messi da Regione, Comune e Stato per combattere il dissesto idrogeologico è già partito e «il valore arriverà a 151 milioni».
Città metropolitana e post Brexit sono i capitoli successivi. Sala ha «avuto rassicurazioni dal governo» sui 25 milioni che mancano per chiudere il bilancio della ex Provincia. Renzi risponde «valuteremo» alla richiesta di una no tax area sugli ex terreni Expo per attrarre investitori italiani e stranieri. C'è l'accordo per attrarre l'Agenzia europea del farmaco in fuga da Londra, «vuol dire oltre mille persone impiegate e 600mila notti di albergo». La liquidazione della società Expo, si legge, «presenta un fabbisogno di 23,60 milioni per il periodo 2017-21», la parte del Comune è pari a 4,74 milioni e «l'intervento prevede un alleggerimento dei vincoli del Patto di stabilità». Sul fronte sicurezza «in attesa di avere la deroga al patto per assumere vigili abbiamo chiesto più militari», anche a fronte dello sforzo che Miao sta facendo sull'emergenza profughi, «avremo la risposta a giorni». I«Non tutti i denari sono pronti ma lo saranno» ammette subito il premier. E la sensazione è che per ora il Patto sia un contenitore semivuoto. Lo denuncia il centrodestra. «Un patto è fatto tra due contraenti, che si impegnano reciprocamente su adempimenti convenuti. Questo invece, sembra la solita formula propagandistica dietro la quale si nasconde il nulla. A Milano serve autonomia fiscale. E nessuna parola sul problema dei profughi che sta creando fratture sociali in città» contesta Stefano Parisi. Ma nasce anche uno strano asse tra il governatore e il sindaco Pd di Bergamo Giorgio Gori, che si scalda per le Regionali 2018, nel difendere la Lombardia.
«Non c'è solo Milano, chiederò un Patto per la Lombardia da 10 miliardi, e togliendo i 2,5 promessi a Milano ne mancano 7,5» attacca Maroni. Anche Gori bacchetta il premier: «Il Governo deve pensare a tutta la Lombardia, dal sistema ferroviario alla Pedemontana lasciata a metà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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