"Mi sento in prigione: ormai le case popolari sono in mano ai nomadi"

L'ultima inquilina italiana di via Ricciarelli attacca: degrado e soprusi, Comune latitante

"Mi sento in prigione: ormai le case popolari sono in mano ai nomadi"

«Sono demoralizzata. La mia casa è diventata una prigione. Ho votato il sindaco Sala perché aveva promesso di migliorare le periferie. Invece da due anni le cose sono peggiorate...». Carla ha 80 anni, da vent'anni abita in via Ricciarelli numero 22, una strada che confina con la zona Fiera, con l'altra faccia di Milano: da una parte strade pulite e verde ben curato, dall'altra cumuli di materassi e rottami di ogni genere gettati sui marciapiedi sporchi e degradati. E case diroccate definite «popolari».

Carla vive dalla parte del ghetto, al primo piano di una palazzina abitata da arabi a cui si sono aggiunti frotte di rom. E ora non le sembra vero di sfogarsi con qualcuno. «L'amministrazione è totalmente disinteressata. Nessuno ha mai messo piede qui dentro. Siamo ostaggio degli abusivi. Sono diventati loro i padroni. Siamo rimaste io e un'altra italiana a pagare l'affitto».

Già perché qui va di moda l'occupazione massiccia. «Il nostro non è più un condominio, è un campo nomadi. Arrivano di notte e buttano giù la porta delle case vuote. Anche venti giorni fa mi sono svegliata di soprassalto, sentivo pim pum pam, un rumore infernale. Poi ho visto degli uomini armati di ramponi, hanno rotto le porta e sono scappati. Dopo si è presentato un gruppetto di donne e bambini che ha occupato l'appartamento. E appena c'è una casa vuota la storia si ripete. Ogni tanto la polizia fa sgomberare qualcuno. Ma loro ritornano subito dopo e se c'è la lastra di metallo al posto della porta, rompono il muro pur di entrare. Quando ci sono bambini, poi, l'Aler non li tocca più, li lascia dentro. E i rom ne hanno una sfilza. Sono tremendi spiega Carla . Hanno distrutto il giardino. Una volta fiorivano rose e ortensie, con delle aste di ferro, hanno distrutto tutti i cespugli. Non c'è più nemmeno l'erba. Hanno fracassato anche il tombino di cemento con delle sbarre Meno male che l'hanno riparato subito, altrimenti c'era pure il rischio di andare ad ammazzarsi».

La denuncia dell'anziana milanese suscita indignazione. Ma c'è molto altro da raccontare. «Sembra di vivere in una pattumiera. Ci sono cartacce ovunque, uno schifo assoluto. Ci sono lattine di coca cola persino sugli alberi. Tempo fa alcune zingare hanno fatto scivolare lungo le scale delle vecchie lavatrici. Hanno staccato quattro gradini, non si poteva più scendere.

Gli uomini non le aiutano perché sono sempre impegnati a litigare tra loro o a giocare a dadi o a carte fino a notte fonda sul marciapiede. Aspettano che il custode vada via e poi mettono un banchetto sulla strada e rimangono lì per ore a far baccano con la radio a tutto volume».

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