Pierfrancesco Majorino macina post su facebook e scala posizioni dentro la gerarchia della sinistra Pd. Da una vita dentro la politica milanese, uomo di partito figlio della tradizione (post)comunista, l'assessore al Sociale ha conquistato la ribalta con le primarie dello scorso anno, quando si è presentato contro l'attuale sindaco Beppe Sala. L'operazione fu in parte vanificata dalla concorrenza di un'altra candidata di sinistra, Francesca Balzani, vice sindaco di Giuliano Pisapia sostenuta anche da Sel.
Oggi, con le 50mila persone portate in piazza nel corteo di Milano, l'uomo macchina del Pds-Pd si toglie di dosso l'ultimo velo di grigiore burocratico e diventa una stella di prima grandezza, intanto dell'area anti-Renzi del Pd (in cui nonostante tutto resta), e un domani chissà, sono molte le cose che si muovono a sinistra.
Ovviamente la contraddizione è in agguato: Majorino, sostenitore dell'attuale leader degli anti-Renzi, Andrea Orlando, è l'ideatore di corteo che è stato trasformato, per una buona metà, in una contestazione sia dell'operazione di polizia del 2 maggio alla Centrale, sia dei decreti che portano la firma proprio di Orlando, oltre che di Marco Minniti, ministro dell'Interno.
Il Pd è rimasto schiacciato in questa contraddizione ma lui sembra non curarsene. E annuncia grandi iniziative sulla scia della marcia: «Ora andiamo avanti - dice - Più forti di prima ma sapendo che abbiamo un lavoro enorme da fare. Per questo manterremo certamente in vita il network che ha costruito Insieme senza muri. Ci butteremo nella raccolta di firme per l'abolizione della Bossi Fini (e per molto altro) contenuta nella campagna Ero straniero. Costruiremo la conferenza d'autunno (già annunciata al Forum delle politiche sociali) sulle scelte riguardanti l'immigrazione e l'integrazione e, proprio su questo, solleciteremo il Governo ad aprire un tavolo di confronto vero per condividere scelte nuove e correggere errori antichi in un Paese a cui - a mio personalissimo e irriducibile modo di vedere - manca una buona politica nazionale su questi temi ma nel quale diversi territori (pensiamo ai sindaci del Modello Milano) stanno assumendosi la responsabilità del governo dell'accoglienza diffusa». «E poi - prosegue - insisteremo perché il Parlamento dia una risposta politica alla piazza innanzitutto attraverso una cosa da fare subito: l'approvazione della Legge sulla Cittadinanza. E ancora: per quel che riguarda Milano porteremo presto in Giunta gli atti per passare da 422 a 1000 posti SPRAR; consolideremo la rete dei progetti di inclusione e integrazione; produrremo qualche ulteriore passo avanti sulla questione dei Minori non accompagnati. Ma soprattutto ci occuperemo di politiche di riscatto sociale». Poi anticipa che dal 5 al 7 ottobre darà a «una mobilitazione fatta di appuntamenti e confronti sul tema della lotta alle povertà». «Siamo arrivati al 20 maggio attraverso un cammino lungo - conclude - Nessuno ha voglia di fermarsi».
Minniti intanto tiene il punto.
Per prima cosa, come ha fatto l'assessore Carmela Rozza, anche il ministro prova a declinare il corteo nel nome del binomio accoglienza-sicurezza: «La manifestazione a Milano - ha detto ieri -è un segnale che sicurezza e accoglienza non solo possono stare insieme, ma sono due facce della stessa medaglia». E poi soprattutto difende il blitz alla stazione: «Andava fatto e la vicenda di Hosni dimostra che era giusto farlo» dice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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