«Ciò che conta è luscita, perché nel mondo si entra in qualsiasi modo». Andrea Pinketts, intervenuto in Duomo ieri pomeriggio per i funerali di Alda Merini, riassume in una frase latteggiamento di Milano nei confronti della sua poetessa, cui sono stati riservati i massimi onori solo alla fine. Dal piccolo appartamento sui Navigli - «in quel guazzabuglio di cose in cui il suo cuore ritrovava la dimensione domestica» come ricorda monsignor Franco Brambilla vicario episcopale per la cultura della diocesi dei Milano, che ha officiato la messa - dove riceveva chiunque suonasse al campanello, ai funerali di Stato in Duomo, affollato da migliaia di persone, «gente umile che ha tanto amato, a cui ha dato voce e da cui è stata ricambiata - commenta Brambilla-. Ognuno avrebbe la sua Merini da raccontare. La stessa città di Milano che nel luogo comune un po banale appare la città più amata e più odiata forse aveva un rapporto più complesso con la poetessa. Lo dicono bene le sue parole: «Si potrebbe lasciare Milano per sempre solo per andare in Paradiso, ma forse desidererei, anche da lì, la mia casa sui Navigli».
Ecco allora gente comune, abitanti del quartiere, politici, rappresentanti delle istituzioni, con tanto di gonfaloni listati a lutto tutti in fila per rendere lultimo saluto ad Alda: il sindaco Moratti, che ieri mattina, commemorando la poetessa nella camera ardente allestita a Palazzo Marino, si è commossa ricordando quellanello che la Merini le aveva donato durante il pranzo di Ferragosto: «Me lo ha messo al dito dicendomi che con questanello sposavo tutti gli anziani di Milano, e manterrò limpegno di prendermi cura degli anziani con lamore di cui hanno bisogno».
Il sindaco ha poi ricordato la targa che verrà affissa sulla sua casa in ripa di Porta Ticinese e la giornata di poesia a lei dedicata il 21 marzo alla palazzina Liberty. Accanto al sindaco con gonfalone il presidente della Provincia Guido Podestà, il prefetto Gianvalerio Lombardi, il ministro dellIstruzione Mariastella Gelmini, Umberto Bossi, ministro per le riforme «la Merini era amica dei miei della Lega, anche se io non la conoscevo». Il presidente della Lombardia, Formigoni, le dedica un pensiero dellAbruzzo, dovè in missione: «Lei ha vissuto la poesia come un inno travolgente alla vita, intonato con passione non nonostante ma dentro il dolore, la contraddizione, lumana fragilità».
Grande commozione tra gli amici a partire dal maestro Giovanni Nuti, che tra le lacrime interpreta il Legno «il 13 ottobre 2006 io e Alda rappresentammo qui in Duomo il Poema della croce: fu una serata memorabile, me ne ha parlato fino allultimo giorno. Diceva di non credere alla vita dopo la morte; poi diceva di sì, ma diceva anche una cosa straordinaria: Si parla tanto di paradiso, ma ti rendi conto di quanto è bella questa terra? Non ce ne può essere un altro perché questo è il vero paradiso».
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