Nel suo libro «Capire l'arte» Stefano Zecchi fa un'acuta riflessione. Definisce Andy Warhol e la sua Marilyn Monroe «l'icona dell'arte moderna»: tutte le opere successive non farebbero altro che riprendere, imitare o contestare le sue idee. Visione pessimistica, ma non infondata: oggi un artista che compie ricerche davvero espressive e fuori dal coro è un solitario. Una «figura in esilio». Eppure Cesare Baldo ha scelto questo cammino. Coraggioso, difficile, ma non impossibile.
Autore dei dipinti esposti fino a dicembre a Milano in via Sant'Orsola - ma anche a Lecce, Salerno e Napoli -, Baldo nasce a Perito nel '55 e per anni si dedica all'architettura, viaggiando fra Toscana, Brasile e Australia. Poi, cinque anni fa, approda alla pittura. «Gli architetti ormai fanno edilizia, non inventano spazi ma solo tecnologie. Avevo bisogno di intraprendere nuove strade per poter esprimere la mia creatività» spiega. La passione per l'arte rinascimentale influenzerà tutto il suo percorso: dalla tecnica (olio su tela) ai materiali impiegati (terre, argille, pietre), fino alla scelta dei soggetti. «Leonardo, Michelangelo e Caravaggio sono la massima espressione dell'arte italiana. A loro mi ispiro per comporre i miei lavori». In via Sant'Orsola ne sono esposti una quindicina, fra disegni e dipinti a olio. La scelta dei soggetti non è casuale, ma rispecchia perfettamente il suo concetto di arte: le figure richiamano, infatti, eroi e personaggi dell'Antico Testamento e della mitologia greco-romana, ritratti nella loro disarmata nudità, per rendere al meglio la plasticità dei corpi e i loro movimenti. «È solo nel mito classico e nell'iconografia cristiana che si possono rintracciare i valori universali e i grandi temi dell'umanità» racconta lautore. Si passa così dall'«Abele e Caino», simboli per eccellenza della lotta fra Bene e Male, al «Prometeo alla colonna», che, dal linguaggio del corpo e dallespressione del volto, sembra consapevolmente rievocare i valori dellumiltà e della dignità: «Il dio-uomo che affronta a testa alta il suo infausto destino: quello di vivere, per volere di Zeus, incatenato a una colonna». Ma uno dei suoi dipinti più amati e riusciti è senza dubbio la «Regina della notte e ancelle», ispirata a «Il flauto magico» di Mozart. Tre figure femminili, ritratte in tre posizioni e da tre prospettive differenti. Attorno a loro regnano il buio, il silenzio, la solitudine. «Esprimono l'assenza di dialogo, il mondo dellincomunicabilità: un tema cardine dellera moderna e della contemporaneità». Un artista fuori dagli schemi, che ai circuiti tradizionali preferisce ristoranti, enoteche e caffè. «Ho esposto quattro quadri in un noto ristorante milanese. Tutti venduti nel giro di pochi mesi».
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