Milano caput mundi (o quasi). In una lunga intervista a Style del Corriere Beppe Sala candida la città (e probabilmente il suo sindaco) a diventare un modello (e un leader) del Paese. Città aperta. Per i diritti in primis. Dichiara che la sua giornata più gloriosa l'anno scorso è stata il gay pride, «sentivo che chi mi guardava sapeva che non ero lì a recitare una parte». Aperta agli immigrati, «vorrei essere ricordato - dice - per questa idea di una Milano tollerante e aperta ma attenta alle regole, un unicum in Italia». Cita en passant il tema della sicurezza, per ridimensionare l'emergenza: «Oggi a Milano ci sono 50 morti ammazzati l'anno, che sono comunque troppi. Un po' di anni fa erano cento però sembra che siamo diventati il far west perchè la questione è diventata oggetto di propaganda politica. Non voglio ignorare le richieste dei cittadini che si sentono insicuri ma non posso non dire che c'è troppa strumentalizzazione».
Giusto ieri la consigliera del gruppo misto Silvia Sardone, candidata alle Europee con la Lega, denunciava che «nella Milano amministrata dalla sinistra i delinquenti fanno razzie anche in pieno centro. Solo martedì sono stati svaligiati tre appartamenti a Brera (denaro, borse, computer e gioielli di valore), ormai non sono solo le periferie ad essere abbandonate al loro destino, i problemi ci sono anche nei palazzi di pregio del centro. Pd e compagni mettano da parte l'ideologia e inizino a occuparsi seriamente di sicurezza». Va detto che nel mirino dei topi d'appartamento, un annetto fa, ci è finito pure al sindaco, la sua casa in zona Brera è stata svaligiata.
Va detto che, anche da sinistra, c'è chi smonta un po' lo storytelling. «Perchè non possiamo accontentarci del racconto su Milano» è il titolo di un lungo post su Facebook in cui sottolinea che «si parla di Milano, del suo momento luminoso, tutti convengono su quanto sia straordinaria la nostra adorata città. Ma giovani, coppie e single, lanciano un allarme: non è una città per noi. È cara, non si trovano case abbordabili, gli asili sono pochi e cari. Proprio qui stia la sfida per una città che vuole dimostrare di poter segnare la differenza. Milano deve dare risposte reali alla vita e alle esigenze delle persone normali e ai giovani. Non possiamo limitarci a racconti più o meno patinati. Ci sono gli strumenti e le risorse seppur scarse, possono essere meglio utilizzate. La volontà politica deve passare dal racconto mirabolante a iniziative reali. Come si può accettare che Milano offra asili a meno del 30% dell'effettivo bisogno. Perché si è smesso di fare Interventi e accordi per la realizzazione di case in affitto». Chiude dicendo che «se Milano nella capacità di realizzare opere pubbliche è molto in basso nelle classifiche è un campanello d'allarme importante. Ricordiamoci che i 12 miliardi di investimenti sono previsioni e se non si dimostra di esserne all'altezza volano via, come un bel racconto su un giornale o su un post».
E solleva qualche polemica sui social la copertina di Style che ritrae Sala con una bimba di colore ai piedi. Cristina S. che si firma come «la mamma di un bambino nero» la definisce «stereotipata e offensiva e dà un'immagine distorta della nostra città. Le bambine e i bambini neri non sono al mondo per stare ai suoi piedi, né per dimostrare la sua apertura mentale». Fred K.
denuncia «un modo stereotipato, ipocrita, di concepire questa integrazione» e domanda se almeno «non sarebbe stato più carino vedere la bambina nera magari seduta sulla sedia stile trono piuttosto che questa immagine quasi coloniale di lei avvinghiata, per terra, a un signore. É una foto che ricorda quasi quelle delle campagne di beneficenza per i villaggi africani o le adozioni».
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