L'ottimismo innanzitutto. Ce ne vuole tanto per investire e rilanciare su una fiera d'arte dalla tradizione incerta, e in un momento in cui il mercato langue. Ma è proprio nei periodi di crisi che la qualità (quando c'è) emerge, e la rinascita di Miart si deve soprattutto a chi - come il direttore artistico Vincenzo De Bellis - da tre anni mette in campo entusiasmo, preparazione e conoscenza profonda del panorama artistico internazionale. E i risultati si sono visti proprio sotto il profilo della qualità; non solo degli espositori, ma anche di contenuti che hanno restituito alla kermesse delle gallerie un'identità finalmente conforme al respiro internazionale di Milano. Alla presentazione dell'edizione 2015 - che si apre il 10 aprile al padiglione 3 di Fieramilanocity - De Bellis non ha nascosto l'emozione per quello che è certamente l'evento più importante del suo mandato, visto che coincide con Expo. «Sono emozionato ma anche orgoglioso di presentare l'edizione più bella da quando sono direttore. Ci sono voluti tre anni ma è questo l'obbiettivo che mi ero posto fin dall'inizio: una mostra internazionale ma concettualmente molto milanese, che potesse davvero giustificare la venuta dall'estero non soltanto dei galleristi ma anche dei visitatori». Un tema, quello del «glocal», che sta particolarmente a cuore a un direttore artistico che proviene dal mondo curatoriale. «Non avevo precedentemente esperienze fieristiche - dice - ma avevo ben chiaro quanto fosse cambiato il mondo dell'arte nell'ultimo decennio e dunque anche il ruolo delle fiere, diventato cruciale proprio perchè duttile e sempre in linea con l'estetica dei tempi». Ripartire da Miart non era facile, parlando di una fiera su cui l'ente non ha mai particolarmente nè investito nè creduto. «Volevo cominciare proprio dalla parola Milano, che in Italia è la capitale della cultura contemporanea, il regno del design, della moda, delle accademie e anche delle gallerie d'arte. Milano doveva essere messa al centro della fiera e anche per questo, fin dall'inizio, ho voluto puntare sul dialogo presente-passato, esplicitato nella sezione NOW, che espone il raffronto tra artisti storioci e artisti contemporanei».
Trattandosi di una fiera, i numeri sono ovviamente importanti: 40mila visitatori affluirono a Fieramilanocity nella scorsa edizione, 156 saranno le gallerie presenti quest'anno di cui quasi la metà straniere. Forse un record, per una fiera italiana. «Non è esterofilia - commenta De Bellis - e il fatto che una galleria sia semplicemente straniera non vuol dire nulla. Sono contento di sottolineare invece la qualità e il valore delle gallerie presenti quest'anno a Miart, sia quelle estere sia quelle italiane. Nel primo gruppo, ad esempio, sono presenti ben 48 gallerie anglosassoni che, come gli esperti ben sanno, sono quelle che da sempre determinano il mercato». In lista anche diversi espositori che hanno scelto di tornare a Miart. «Sono presenti 25 gallerie che figuravano nella passata edizione e 15 che tornano da due edizioni.
Non è un dato di poco conto - dice - perchè ormai le fiere nel mondo si moltiplicano (anche nei Paesi emergenti) e un gallerista che decide di portare a Milano i propri artisti pretende giustamente anche un riscontro economico». E il riscontro evidentemente c'è, in barba alla crisi...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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