Cronaca locale

Milano, la discoteca non-stop dei rom che tiene sveglio tutto il quartiere

In via Negrotto, a Milano, i nomadi del campo tengono in ostaggio i residenti. Rabbia contro Sala: "Ci ha abbandonati"

Milano, la discoteca non-stop dei rom che tiene sveglio tutto il quartiere

Milano – Via Negrotto è una lunga via a serpentone, che si snoda da entrambi i lati dei binari del treno. Qui, tra la stazione di Milano-Villapizzone e Milano-Certosa, periferia nord-ovest della città, c'è un campo rom, quello di via Negrotto al 23, uno degli undici nomadi autorizzati dal comune di Milano.

E fin qui, nulla di strano. Non fosse però che, da anni, i residenti del quartiere vivono nella paura e "in ostaggio" degli abitanti di questo accampamento. Il motivo? Di giorno e di notte, spesso e volentieri, i nomadi sparano la musica a tutto volume, avendo allestito nel loro pezzo di terra una sorta di discoteca abusiva, con tanto di impianto stereo ad alti, altissimi decibel. E se provi a dirgli "beh" – ci raccontano – ti becchi pure una caterva di insulti e minacce. E c'è dell'’altro, perché quei rom sono soliti sparare i fuochi d'artificio e bruciare i cavi di gomma per ricavarne fuori il rame, emettendo fumi neri e tossici di diossina. (GUARDA IL VIDEO)

I rom padroni del quartiere

Per non parlare poi di chi, tempo fa, si dilettò a improvvisarsi golfista, giocando a golf con i sassi lungo i binari della ferrovia, scaraventandoli con una mazza proprio verso le case del lato nord di via Negrotto, spaccando vetri e finestrini e rischiando di ammazzare qualcuno: già, perché un uomo si vide sfiorare da un sasso, che gli passò a qualche centimetro dal naso.

Insomma, questo è il quadro della situazione. E a raccontarcelo sono due residenti di Negrotto, dove non è stato così facile trovare qualcuno con cui parlare. In molti, infatti, non (ci) parlano temendo ritorsioni: "Qui io ci devo vivere e non voglio avere problemi con loro", ci sentiamo dire più volte dai passanti. Peraltro, ad affacciarsi sul campo c'è anche uno studentato del Politecnico, che però non ci ha ricontattati per ragguagliarci sullo stato delle cose.

Chi ci mette la faccia è invece Giovanni Monaca, che vive in via Negrotto da dodici anni insieme alla sua famiglia, raccontandoci che non è stato sempre così:"Nel 2007 c'erano due case in croce, ora le casette nuove spuntano come funghi: lì dentro, oggi, ci vivono almeno in cento. E sono un disastro, quello che combinano è pazzesco; oltre ai loro loschi traffici droga e armi (nel 2014 gli agenti del commissariato di Quarto Oggiaro trovarono un mitra nascosto in un cespuglio, ndr), e ai furti nelle auto se ti dimentichi cellulari, tablet o pc in auto, una o due volte a settimana bruciano la gomma per ottenere il rame, avvelenando l'aria: vi lascio immaginare la puzza pazzesca per tutto il quartiere. Quando chiamiamo la polizia, ci dicono che mandano una volante, che poi non arriva mai: hanno paura a entrare da soli nel campo…".

E per gli abitanti i danni e le beffe non sono finiti: in zona c'è anche il problema degli orti abusivi (dove c'è gente che addirittura ci vive), i litigi con i dirimpettai nomadi sono praticamente all'ordine del giorno, le forze dell'ordine si tengono alla larga dall'accampamento e il sindaco Sala si guarda bene dall'amministrare questa fetta triangolare di Milano, dove nel 2030 dovrebbe sorgere – proprio dove oggi c'è il campo rom - una delle fermate della metropolitana meneghina, i cui lavori sarebbero dovuti iniziare già a novembre 2018.

"Quando c’era la Moratti, l’assessore alla Sicurezza De Corato ogni dieci giorni mandava i carabinieri e i poliziotti a identificare queste persone, tenendoli ben sotto controllo, anche numericamente. Dopo con Pisapia e poi Sala non si sono più viste queste ispezioni e nel campo di via Negrotto sono arrivate orde di persone, facendo quello che vogliono. La nostra è una vita senza tranquillità e senza sonno; quando organizzano le loro feste, e lo fanno non di rado, vanno avanti con la musica a palla fino a notte fonda. Ma io il mattino mi devo alzare all'alba per andare a lavorare…", si sfoga con noi una signora, che continua: "Poi, basta con questa storia che sono nomadi, sono stanziali. Non mandano i loro figli a scuola e fanno quello che vogliono: per esempio, se gli chiedi di abbassare il volume di notte ti prendono pure a male parole. Ecco, se io facessi così, dopo dieci minuti, avrei il vicino e poi la polizia che mi vengono a suonare alla porta, ma se lo fanno loro, invece, è tutto regolare…".

Dunque, l'amara e poco speranzosa considerazione finale: "Sono stanca del finto buonismo e della tolleranza infinita: c'è un limite a tutto. Il fallimento delle amministrazioni è totale e noi ci sentiamo invisibili, abbandonati, e ho paura per i miei figli. Paghiamo le tasse per che cosa? Per essere solo dei bancomat per lo Stato e il Comune? Io non chiedo lo sgombero, ma che venga applicata legge.

È forse come chiedere la Luna?".

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