«Milano e Como allo stremo, pagano l'accoglienza di tutti»

L'assessore regionale all'Immigrazione e l'emergenza «Profughi e clandestini. Il governo ora riveda i flussi»

(...) del governo si manifesta soprattutto nella nostra Regione. Coloro che non chiedono protezione internazionale e sono a tutti gli effetti clandestini vengono a Milano e cercano di raggiungere i paesi europei. Quella più gettonata è la frontiera svizzera, che si può ancora attraversare. Si accalcano tutti a Milano e Como».

Cosa chiedete al governo?

«Deve rivedere i flussi perché queste persone, che richiedenti asilo non sono, vanno a sommarsi ai richiedenti asilo, 19.600 oggi in Lombardia. E dobbiamo sommare (numeri di oggi dalla polizia di frontiera) le 2mila riammissioni di luglio, i rimpatriati in Italia. In agosto il trend è lo stesso».

Riammissioni?

«Sono 6mila persone arrivate in Svizzera da Chiasso. Ne hanno rispediti in Italia 2mila. Quelli che invece hanno fatto richiesta di protezione internazionale in Svizzera sono 4mila. Una volta verificato se erano stati identificati in Italia, la stragrande maggioranza sarà rimpatriata».

Como sta patendo disagi?

«La situazione è insostenibile in stazione. Non è certo un bel biglietto da visita per una città turistica trovare una tendopoli. E tutto rischia di degenerare, visto il numero dei continui arrivi, in aumento. C'è il nostro sostegno agli agenti di polizia, che sono pochi. Ne servirebbero almeno altri 20».

Intanto si stanno preparando i container.

«Sì è stata individuata l'area per i container. Anche questo è un palliativo. Accoglieranno circa 300 persone ma ce ne sono molte di più. E saranno pronti a settembre».

I richiedenti asilo poi risultano in buona parte non averne diritto.

«Non siamo noi a dirlo ma i dati del Viminale: 6 su 10 non risultano in diritto di restare qui».

Milano è l'altro nervo scoperto di questo sistema.

«Sì è la città principale di questa problematica. Milano, Como la Lombardia sono costretti a pagare questa situazione».

Sul campo di Expo avete vinto voi. Niente centro lì.

«Sì e si potevano evitare mesi di polemica. Gli eventi ci hanno dato ragione. Era buon senso ma non sempre viene utilizzato. Non doveva essere un centro di accoglienza anche se per un periodo lo è stato».

La soluzione-caserme?

«No, se devono liberarle dai militari. Si creano altri problemi. Il sindaco ha detto che servono 300 militari».

Oggi si ammette che l'accoglienza pone anche un problema di sicurezza.

«Finalmente, noi lo diciamo da tempo, con i servizi segreti inglesi e libici fra l'altro. Ora che si fa? Si continua con l'accoglienza indiscriminata?».

Sul tema moschee il Comune si è fermato invece.

«La legge regionale ha posto uno stop alle creazione di moschee. Ora ci aspettiamo la chiusura dei centri islamici irregolari, come via Cavalcanti. Noi faremo il possibile».

Arriverà in regione la mozione per vietare il burqini.

«La Regione può intervenire sul piano sanitario. E l'aspetto culturale non va sottovalutato.

È importante lottare per i diritti delle donne islamiche obbligate a condizioni di vita degradanti, dobbiamo lavorare perché raggiungano la stessa emancipazione. Anche consentendo loro di poter fare un bagno come le altre donne e come gli uomini».

AlGia

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