Milano punta sulle bici tra ciclabili e proteste

Nel piano della mobilità spazio alle due ruote Ma dall'Idroscalo a viale Argonne è polemica

Milano punta sulle bici tra ciclabili e proteste

«Milano vuol essere una città amica della bici, perché la bici fa bene alla città e ai suoi abitanti...». Così pochi giorni fa aveva detto l'assessore alla Mobilità del Comune di Milano marco Granelli in occasione della quinta edizione del Cyclopride. Confermando che Palazzo Marino sulla ciclabilità continuerà a puntare anche negli anni a venire per convinzione ma anche per calcolo politico. La giunta di Giuseppe Sala sembra voler continuare il lavoro cominciato da Giuliano Pisapia: «Come Comune di Milano aveva infatti proseguito Granelli vogliamo sostenere queste scelte con investimenti nel trasporto pubblico, regole, promozione e investimenti per aiutare ad andare in bici e tutelare i quartieri dal traffico». E i punti in discussione nel Piano urbano della mobilità sostenibile consiglio comunale confermano questa linea. Anche se poi le polemiche sulle scelte non mancano. Tante le ciclabili «sotto tiro» e sotto accusa, per aver sottratto posti ai parcheggi, perchè poco sicure, perchè a volte non collegate o su tracciati che finiscono nel nulla. Come quella dei sogni, una delle poche con un senso, che dovrebbe portare da piazza Tricolore fino all'Idroscalo ma che, a parte alcuni tratti, resta sulla carta o come quella di viale Argonne, chiusa senza motivo per i lavori della M4 da oltre 30 mesi, che sta scatenando le polemiche di residenti e comitati. Ma tant'è. Il piano urbano di Mobilità parla di percorsi ciclabili fino a 350 km, di nove interventi di piste ciclabili e di riqualificazione stradali finanziati con 30 milioni e più «Zone 30» nei quartieri da 300mila a 500mila metri quadrati. Più sicurezza per le bici contro i furti con 5 velostazioni ai capolinea della metropolitana e con 400mila euro per rastrelliere sicure. C'è poi la volontà di ampliare a molti altri quartieri il bike-sharing portando le stazioni a 350 entro il 2018 e poi a 500 entro fine 2020 e infine di realizzare un progetto di riconoscibilità dei percorsi ciclabili come avviene con la rete della metropolitana. Chiaro, non sono progetti approvati. Sono progetti di cui si discute e che se realizzati porterebbero Milano nella direzione presa già da tempo da altre capitali europee. Anche perchè si pedala sempre di più, almeno secondo i dati diffusi il mese scorso da Ancma-Confindustria. l'Asscoziazione nazionale del ciclo e motociclo. Il mercato Bici del 2016 sia tradizionali che a pedalata assistita, in Italia, mostra una tendenza analoga a quanto sta accadendo nel resto d'Europa. Si contraggono infatti i dati della bicicletta tradizionale ma risultano in forte crescita quelli della E-Bike con 124.400 e-bike vendute pari ad +120% rispetto al 2015. Aumentati anche i numeri della produzione italiana di bici elettrice: si passa dai 16.600 del 2015 ai 23.600 veicoli dello scorso anno.

Nasce anche una filiera intera di veicoli Made in Italy sia come assemblaggio ma soprattutto come costruzione di motori e componentistica elettrica ed elettronica. Diverse infatti sono le realtà che producono sistemi per e-bike e che faranno sentire la loro voce nel 2017. Bene anche le esportazioni passate da 3.400 e-bike nel 2015 a 8.000 nel 2016.

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