«Che cosa mi piacerebbe adesso? Cantare al Blue Note, il sogno di una vita». Giulia Casieri, 23 anni a giugno, è l'unica voce milanese che ha partecipato a Sanremo (in realtà vive a Monza ed è nata a Sesto San Giovanni, «amo molto la mia città, ora frequento quasi esclusivamente il capoluogo - ammette - che è diventato la mia culla musicale»).
Inserita nella categoria «Nuove proposte» del festival appena terminato, vive ancora l'entusiasmo di essere stata su quel palcoscenico. «Mi sono sentita veramente una ragazza fortunata», racconta. Si è già rimboccata le maniche: l'altro giorno all'Auditorium di Radio Italia a Cologno Monzese, è al lavoro «su un disco, però non posso dire ancora niente, top secret», ride divertita al telefono.
Storia di una giovane stella «un po' ribelle, un po' rock e un po' romantica» che nasce all'improvviso, o quasi. Per questo, anche dopo la kermesse della canzone italiana, continua a essere sotto i riflettori. Ma non si pensi a una favola o a un miracolo magari targato talent show. È lei stessa che si racconta: «Ho la passione per il canto dall'età di quindici anni. E scrivo molto, ho sempre scritto molto fin da bambina pensieri, poesie, quel che mi viene in mente». La prima scuola di musica vicino a casa, poi l'arrivo in quella di Paola Folli - Bunker 54 - la stessa che frequenta ora. La fase di esperienze sul campo: «Mi sono esibita al Turné di Monza e nei locali milanesi sui Navigli».
Poi all'improvviso il salto, sostenuta da chi ha capito e coltivato il suo talento: perché non provare Sanremo con la canzone Come stai?. Ce l'ha fatta, il resto è cronaca del festival tranne un piccolo retroscena: «Alle prove con l'orchestra all'Ariston era in attesa del suo turno il grande Roby Facchinetti, mi ha sentito ed è venuto a congratularsi con me». Forti emozioni, ma lei non si lascia travolgere e resta con i piedi per terra: «Sono al centro di un cambiamento in atto, ho avuto una grande opportunità e vorrei che il canto diventasse la mia professione - spiega -. Ma penso anche che mi piacerebbe avere un famiglia, vorrei trovare l'amore». Un diploma in ragioneria, un vita che lei definisce «normale» e un look casual; la ragazza della porta accanto, si direbbe.
Provate però a chiederle dei suoi beniamini e dei gusti musicali, le sue idee diventano precise e sofisticate, le esprime con grinta: «Mi piacciano il soul e il funky». E neanche a dirlo i suoi miti di riferimento sono Nina Simone e Amy Winehouse. D'altra parte basta ricordare la sua voce così come è uscita dalle tv durante le serate di Sanremo: timbro scuro e aggressive un po' vissuto che il pubblico apprezza.
«Quando sono tornata a casa mi hanno aspettato tutti a braccia aperte - dice Giulia - abbiamo fatto una festa in famiglia, dopo con gli amici, insomma una cosa tra di noi».
Lei è riservata, la gente però l'ha fatta a uscire allo scoperto, a Monza, dove «per strada mi hanno fermata e si sono complimentati con me». Non solo per la conquista di Sanremo, la voce, la musica, pure per il testo: «L'ho scritto in un momento particolare della vita, difficile. La musica è un'ottima terapia».
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