«Expo è la leva che userò negli ultimi giorni di incontri con i membri del Cio. Mi sembra strano che qualcuno non abbia ancora deciso se votare per Milano-Cortina o Stoccola-Are, ma il presidente del Coni Giovanni Malagò mi dice che è così». Il sindaco Beppe Sala (nella foto) ha raggiunto ieri intorno a mezzogiorno Losanna dove domani si gioca il derby Italia-Svezia per portare a casa le Olimpiadi invernali 2026. Partenza alle 8,23 dalla stazione Centrale, il treno passa da Rho Fiera. «Non abbiamo visto l'Albero della vita», il simbolo del 2015 che forse avrebbe portato bene, ma ribadisce che è soprattutto nella veste di ex commissario che potrà «rassicurare gli indecisi. Le promesse sono una bella cosa, ma noi abbiamo questa bella testimonianza in termini di organizzazione, sicurezza, flusso delle persone, capacità commerciale».
Un aspetto cruciale per il Cio. «Quando abbiamo aperto Expo, avevamo già venduto ai distributori 6/7 milioni di biglietti: si riesce se hai le capacità. Al di là dei diritti tv che fanno tanto in termini di ricavi, sapere che c’è una presenza garantita di persone che vengono per me personalmente è la migliore leva. E fondamentalissimi nella vittoria di un candidato sono gli sponsor, da noi funzionano. Poi ci sono 7 anni di missioni e incontri prima dei Giochi e Milano in questo momento è vibrante». Le Olimpiadi «possono essere una grande occasione per portare avanti sul territorio messaggi ambientali, come la lotta alla plastica nelle scuole. O, per rivedere il dossier, si può fare certamente di più sulla logistica green, penso ai collegamenti in treno verso Bormio».
Quella a Losanna è una missione che cade a pochi giorni dal giro di boa del terzo mandato, tempo di bilanci e di pensare al futuro per Sala che - mai come questa volta - sembra riflettere sul serio sull'ipotesi del secondo mandato, anche se da mesi viene dato come pronto a scalare il Pd o come papabile candidato premier. E lui, pur ribadendo che prenderà «la decisione solo a settembre 2020 perché la mia vita non prevede troppa programmazione», getta giù alcuni punti chiave della (possibile) seconda campagna elettorale. «Se decidessi di ricandidarmi - premette - non lo farei in continuità con me stesso. Quando nel 2016 dissi che volevo rappresentare il cambiamento, scatenai una reazione non positivissima anche tra gli elettori di sinistra.
Ma varrebbe pure se succedessi a me stesso e non solo a Pisapia; dovrebbe essere una nuova stagione, vorrei andare in una nuova direzione, Milano è in trasformazione». E «la politica milanese in questo momento è più considerata a livello nazionale, è al centro del dibattito, dobbiamo farci sentire meglio su temi ambientali, della salute e della previdenza». Stimolare l'idea di un «ambientalismo 2.0 che non dice no a tutto» e proporre alternative a quota 100. Non so cosa farò nella vita, ma dico che si può fare benissimo politica da Milano e non considererei sminuente fare il sindaco anche se avessi altre opportunità. Da primo cittadino di Milano fai più politica di tanti ministri».
Se dovesse ricandidarsi vorrebbe essere «molto più chiaro con i milanesi sul tema della riapertura dei Navigli, ho congelato il progetto per concentrarmi sulle periferie e così sarà per questo mandato, non lo tirerei fuori come piano B in caso di sconfitta, ma bisognerebbe rifletterci più chiaramente nella prossima campagna». Le parole d'ordine del prossimo mandato? «Partecipazione cittadina, ancora più spinta internazionale e meno enfasi al centro». Il tema periferie «dovrebbe arrivare ancora più a sintesi. A Parigi o Londra il policentrismo è diventato una realtà. Milano è una città cara in generale, ma vivere in centro per tantissimi non è semplice».
Tra progetti olimpici che coinvolgono l'area del Palasharp, Santa Giulia e scalo Romana, il recupero degli ex scali Fs e i 13 miliardi di investimenti immobiliari attesi, «c'è da augurarsi una crescita di edilizia residenziale gradevole in semi e periferia che allarghi la possibilità di vivere fuori».
Ma per è destinazione Losanna. Domani dalle 16 alle 16,30 votano gli 82 membri Cio, alle 18 il presidente Thomas Bach aprirà la busta e annuncerà «the winner is». In mezzo, in caso di pareggio, ci sarà una seconda votazione.
Escluso un sorteggio come quando Milano nel 2017 perse l'Ema contro Amsterdam. «Ci ho pensato spesso in questi giorni, ricandidarsi porta il rischio che se non vinci resta una macchia. Ma se sei sindaco di Milano, devi prenderti i rischi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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