Milano, sparite tremila attività italiane. Ed è boom di negozi etnici

Negli ultimi due anni sono sparite 3.555 attività di imprenditori italiani, a vantaggio di quelle straniere. La denuncia di Silvia Sardone

Milano, sparite tremila attività italiane. Ed è boom di negozi etnici

Milano si svuota di imprenditoria meneghina e italiana e si riempie, invece, di quella straniera. Sì, perché negli ultimi due anni sotto la Madonnina hanno tirato giù la serranda (per sempre) la bellezza di 3.555 attività di imprenditori nostrani, a vantaggio di quelli immigrati: da ventiquattro mesi a questa parte, infatti, a fronte delle oltre 3.500 chiusure nostrane, sono 1.583 quelli etnici aperti sotto gestione di stranieri.

A denunciare i numeri preoccupanti è Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega, che ha presentato un'interrogazione a Palazzo Marino, incalzando il sindaco Beppe Sala e la giunta di centrosinistra guidata dal Partito Democratico:

"Per rendersi conto dello squilibrio, oltre a leggere questi numeri che mi sono stati forniti dall'amministrazione comunale in risposta a una mia interrogazione, basta farsi un giro per le strade delle periferie di Milano", affonda il colpo l'esponente del Carroccio.

Dunque, la leghista aggiunge: "In via Padova ci sono minimarket, negozi d'abbigliamento, ristoranti e persino parrucchieri stranieri, discorso identico a San Siro, Corvetto, Giambellino, dove anche la popolazione residente e le scuole sono a maggioranza extracomunitaria. Credo che il Comune, a fronte di questa morìa di negozi italiani, tra cui anche diverse attività con una bella storia alle spalle, debba intervenire per fermare l'emorragia, invece noto sempre regole e regolette utili solo a far chiudere gli esercizi".

Che il capoluogo lombardo ormai pulluli di minimarket etnici è cosa nota, così come è noto il fatto che questi ultimi siano tutto fuorché soliti a rispettare gli gli orari di chiusura e le leggi in materia di somministrazione di alcolici, causando degrado e insicurezza tra gli abitanti dei quartieri che se li vedono spuntare sotto casa come funghi.

"Perché il Comune tollera il proliferare di negozi etnici che spesso e volentieri presentano diverse irregolarità, anche dal punto di vista igienico-sanitario, mentre continua a stangare i commercianti italiani arrivando anche a multarli per un tavolino fuori posto di due centimetri? È la solita politica dei due pesi e delle due misure tanto cara alla sinistra", chiosa infine la Sardone.

A lei, in ultimo, fa eco Andrea Pellegrini, consigliere municipale della Lega in Zona 9: "Nel nostro Municipio abbiamo la situazione problematica di via Imbonati, dove negli ultimi anni le attività commerciali italiane sono sparite per far spazio a quelle straniere.

Ricordo che in un recente servizio delle Iene è stata smascherata una macelleria che in realtà fungeva da money transfer illegale, perciò mi chiedo quali controlli svolga il Comune di Milano per arginare questi loschi traffici. Le periferie come al solito vengono considerate di serie B rispetto al centro: i commercianti italiani meritano maggiori attenzioni da parte del sindaco e della sua giunta".

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