Milano Sport in rosso: «Boom dei costi e buco da 12 milioni»

«È un bilancio scandaloso». Umberto Quintavalle (nella foto), presidente del gruppo Quanta e dell'Hockey club Milano, inorridisce di fronte alla contabilità della Milano Sport, la società che gestisce gli impianti sportivi milanesi. E ne chiede la chiusura definitiva.
La sua denuncia pubblica ricalca gli appelli lanciati a più riprese dalla Lega Nord già ai tempi della giunta Moratti. Più volte Matteo Salvini e company avevano definito la società «un carrozzone gestito male e da chiudere».
Ora Quintavalle rincara la dose. E lo fa sia a nome di uno che mastica bilanci e sport da una vita (l'Hockey Club Milano 24 ha vinto due titoli di campione italiano assoluto e due secondi posti), sia a nome di uno che si è preso la briga di spulciare per filo e per segno le 82 pagine del bilancio 2011 della società, ora presieduta da Pierfrancesco Barletta. In realtà la mala gestione va avanti da tempo e sembra ancora più grave di quella già emersa. «Le perdite reali del 2011 - fa i conti il manager dello sport - non sono, come è stato detto finora, tra i sei e i sette milioni di euro ma ammontano alla bellezza di 11,7 milioni, cioè quasi il doppio».
Da qui l'aut aut: o il sindaco e l'assessore allo Sport prendono provvedimenti entro la fine dell'anno, «o saremo noi a ricorrere a Bruxelles e alla magistratura per cercare di estirpare le radici di questo cancro».
Entrando nel dettaglio del bilancio, il patron dell'hockey fa notare che i ricavi sono scesi, seppur di poco (-0,47%) ma sono aumentati (del 20,14%) i costi gestionali. «Credo che questo sia indice di una pessima gestione. Per di più mentre tutti tirano la cinghia e tagliano il tagliabile, Milano Sport ha aumentato il personale di quattro persone». Tra queste, oltre a tre consiglieri d'amministrazione, anche il campione delle due ruote Gianni Bugno, nominato vice presidente «per la rinomata esperienza e carriera professionale maturata in ambito sportivo - aveva spiegato Barletta durante l'investituta a giugno - nonché per l'esperienza gestionale acquisita quale presidente di associazione sportiva internazionale». «È fuori discussione che Bugno sia un grande ciclista - contesta ora Quintavalle - ma non ricordo di averne mai sentito parlare come esperto di bilanci, finanza e amministrazione o, più semplicemente, di gestione di impianti sportivi. Nomine così, tra l'altro non esattamente gratuite, non credo possano migliorare la capacità di Milano Sport di evitare disastri».
Altro affondo è quello che riguarda il Vigorelli. Secondo il presidente della Milano Hockey andrebbe «raso al suolo per lasciar spazio a strutture più intelligenti e remunerative per il Comune. Una follia spendere oltre 10 milioni di denaro pubblico per sistemare una struttura obsoleta, fatiscente e senza futuro».

A chi pensa che Quintavalle parli per portare acqua al suo mulino (la società Quanta è a capo di un villaggio sportivo a Milano), il manager risponde che un bilancio come quello della Milano Sport «fa male a tutta la città di Milano». Soprattutto considerando che «la volontà di darsi da fare nel sociale - accusa ancora Quintavalle - in realtà si è limitata a cene a bordo piscina e sfilate di moda».

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