A Milano lo sport è vivo Ma gli stadi sono morti

Il nuoto ci dà le maggiori soddisfazioni però non esiste una piscina olimpionica Il basket va a Desio, il tennis a Basiglio

Oscar Eleni

Viene da ridere ogni volta che Milano si eccita pensando alla grande organizzazione sportiva, soprattutto nella settimana in cui l'Emporio Armani di basket, la società più titolata d'Italia, già costretta alla periferia di Assago, visto che in città non c'è un palasport dopo quello caduto per neve, viene «esiliata» a Desio per giocare le semifinali scudetto contro la Reyer Venezia.

Era già sta buttata fuori dal Forum per i quarti di finale contro Trento. Anche in queste semifinali che sono iniziate giovedì, con gara due giocata ieri sera, le toccherà rinunciare ad almeno 4mila spettatori. La sua media nell'anno è stata sempre vicina ai 10mila presenti, ne ha portati anche 12mila per le grandi partite, mentre a Desio, nelle due sfide vinte contro Trento ha potuto ospitarne un massimo di 5mila e soltanto adesso il Comune di Desio ha ottenuto l'omologazione per 6mila e 200 posti. Un danno grave per una società che in questi anni ha investito più di 100 milioni e che spera di tornare al titolo perché obiettivamente sembra la più forte. Per la verità lo è stata quasi sempre da quando è stata presa da Giorgio Armani, anche se poi sono arrivati soltanto uno scudetto ed una coppa Italia.

Considerando il danno dobbiamo ricordare anche la beffa del Palalido che nel 2010 doveva diventare la nuova casa Armani e dopo sei anni non è ancora disponibile, colpa dell'amianto trovato nella ristrutturazione, ma non solo, un esasperante attesa che quest'anno ha fatto ritirare la sponsorizzazione perché l'ottantenne società Olimpia trasferirà tutto ad Assago, anche il settore giovanile.

Per questo viene da sorridere sentendo l'eccitazione per un probabile ritorno della coppa Davis da queste parti, si dice Milano, ma l'ultima volta fu il 1998 ad Assago e se l'Italia dovesse battere l'Argentina a Pesaro a metà luglio, l'eventuale semifinale di settembre contro la Serbia di Djokovic, ammesso che batta i britannici di Murray, verrebbe ospitata a Basiglio, sull'Olona, periferia Sud, in uno splendido centro come quello dello Sporting dove, però, sarà necessario edificare tribune - tubolari? - per sei o ottomila persone. Un problema per la nuova giunta, anche se a Basiglio sono già pronti.

Ci siamo eccitati tantissimo anche per l'assegnazione della Champions di calcio e San Siro sembra pronto anche se in questi giorni circolare intorno al vecchio stadio è davvero difficile, nello spazio dove c'era il Palasport, nato nel 1976, caduto sotto la neve 9 anni dopo, ci sarà il villaggio accoglienza per i tifosi spagnoli. Purtroppo le italiane sono cadute molto prima.

Benedetto San Siro anche se ogni anno c'è chi vorrebbe costruire un nuovo stadio nella città che non ha quasi niente, la stessa che sempre per renderci allegri, in un paio di occasioni ha pensato persino di candidarsi per organizzare le Olimpiadi.

Non abbiamo uno stadio del nuoto, anche se questo è lo sport che ci dà più soddisfazioni al momento. Il Vigorelli resta un monumento al nulla, per rivedere una buona boxe ci si deve rifugiare nel vecchio glorioso teatro Principe. Eravamo orgogliosi della Notturna di atletica all'Arena ma da anni non si riesce più a riempirla, anche se dopo Pro Patria e Snia ci sono stati i tentativi disperati della società di Angelotti, ma la crisi e le vecchie scalinate hanno fatto retrocedere Milano in serie B. Quella meraviglia nel centro città, vestigia napoleoniche, non è più adatta alla grande atletica spettacolo inventata da Primo Nebiolo.

Niente da dire sul lavoro fatto per riattivare qualche palestra, ridare vita ai campetti, popolare le strade con tante maratone, ma nella sostanza siamo davanti al nulla.

Un tempo la Milano che aveva squadre per il titolo nel calcio, nel basket, nella pallavolo, nel rugby, nell'hockey su ghiaccio, nel baseball, adesso ha in mano solo il

tricolore dell'hockey in line vinto per la quinta volta dalla Quanta, vede esiliati i suoi cestisti e dei calciatori, purtroppo, non si parla tanto bene dopo un campionato da comparse, a parte un inizio promettente dell'Inter.

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