Milano, al via le unioni civili

Primi a firmare, il giornalista Paolo Hutter e il compagno Paolo Oddi. Due terzi delle richieste vengono da coppie miste. L'assessore: "Speriamo serva a una legge nazionale". Ma non mancano le critiche

Paolo Hutter e Paolo Oddi s'iscrivono al registro delle coppie di fatto
Paolo Hutter e Paolo Oddi s'iscrivono al registro delle coppie di fatto

Alle 8,45 era tutto pronto nella stanza 231 di via Larga 12, sede dell'ufficio Anagrafe di Milano. Per la prima volta nella città, le coppie di fatto possono iscriversi ad un registro e ottenere un certificato che permetterà loro di veder riconosciuta la loro convivenza al pari di chi si è regolarmente sposato. O quasi: il documento ha valore solo per il Comune di Milano e non a livello nazionale. "Speriamo sia d'impulso per una legge nazionale", dice l'assessore ai Servizi civici, Daniela Benelli.

Un valore più simbolico che legale, insomma. E la prima coppia non poteva non essere quella composta dal giornalista Paolo Hutter (officiante 20 anni fa dei "matrimoni gay" in piazza della Scala) e dal suo compagno Paolo Oddi. Ma se qualcuno s'aspettava lustrini e paillettes è rimasto deluso. Il tutto si è svolto in modo sobrio: una firma, una marca da bollo, 15 euro per il certificato e via (guarda il video). Unica nota di colore, un'enorme penna rossa. "L’avremmo voluta arancione per ringraziare il Comune, ma non l’abbiamo trovata", afferma Oddi. E un mazzo di fiori, dono dell'assessore Benelli. Poi, tra i flash dei fotografi, applausi, abbracci e auguri da parenti e amici (tra cui Gad Lerner).

Mentre Hutter e Oddi erano assediati dai fotografi, le altre coppie aspettavano fuori dalla stanza il proprio turno. Solo questa mattina gli appuntamenti fissati sono 18, ma finora al Comune ne sono arrivate 110. "Solo un terzo sono omosessuali, mentre tante sono le coppie miste", sottolinea l'assessore. Così, mentre il registro inizia a prendere forma, Hutter, Oddi e diversi attivisti dell'Arcigay hanno legato una targa sotto la statua di Leonardo in piazza della Scala in ricordo di quelli celebrati simbolicamente nel 1992: "Apriremo i lucchetti solo quando ci sarà una legge nazionale", promettono.

Un gesto simbolico che non ha messo al riparo dalle critiche. "Quello che ci aspettavamo è puntualmente accaduto", sostiene il vicepresidente del Consiglio comunale, Riccardo De Corato, "Una carnevalata laicista degna di miglior causa in via Larga, voluta e imposta da Pisapia per un registro che non serve a nulla, se non alla propaganda del Sindaco e della sua maggioranza. Una gazzarra che costerà al cittadino visto che ci sarà del personale, a spese del Comune, non solo al registro ma anche per le successive fasi. Peraltro le prenotazioni sono un centinaio, meno di quelli effettivamente iscritti al Comune di Bari che conta meno della metà degli abitanti di Milano". E il consigliere comunale del Pdl Matteo Forte aggiunge "Massimo rispetto per le persone che si stanno iscrivendo al Registro delle Unioni Civili. Tuttavia è da notare che è la delibera uscita da Palazzo Marino a prenderle in giro.

Questa non ha alcun risvolto pratico e non aggiunge nulla a quanto già si poteva fare prima del provvedimento: penso alla visita in ospedale al proprio partner ai sensi della legge 6 del 2004, ma anche all’accesso alla casa, regolato da una legge regionale che non assegna i punti in base all’orientamento sessuale bensì alla condizione economica, piuttosto che alla presenza di figli"

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