Niente fotografi, giornalisti e telecamere ad aspettarla. E così da vera diva ieri Nicole Minetti non si è fatta vedere in Regione dove era convocata la commissione Sanità per eleggere il nuovo presidente. Il vice Stefano Galli comunica che a sostituirla c'è la consigliera pdl Paola Maria Camillo, quella entrata giusto martedì a sostituire Giorgio Pozzi dichiarato ineleggibile dalla Cassazione e che nel suo primo intervento in aula ha stupito tutti chiedendo gli arretrati a partire dal primo giorno della legislatura, il 10 maggio del 2010. Anche se lei per due anni il Pirellone non l'ha nemmeno visto. Alla faccia dei sacrifici della castina regionale. «La Minetti in commissione non c'è mai - l'attacca un consigliere - e noi dobbiamo sempre sostituirla. Non ne possiamo più». Indice di un malumore che cresce dopo mesi in cui la convivenza non aveva certo creato problemi. Poi il processo Ruby bis, le intercettazioni hot. «Ma è mai possibile - sbotta da Palazzo Marino il consigliere pdl Fabrizio De Pasquale - che con i tanti problemi di questi tempi, su giornali e tivù il partito sia solo la Minetti?». Per inciso il nuovo presidente della commissione Sanità è Sante Zuffada con 47 voti. Ma due schede sono andate anche alla Minetti. Sempre protagonista anche quando è assente.
Lei ha detto che non parla «per il bene di tutti». Ma per il bene suo, l'altra sera ha accettato l'invito ad Arcore di Silvio Berlusconi. Che «per il bene di tutti», le avrebbe chiesto un passo indietro. Nessun'altra indiscrezione sulla serata e a girare sono ipotesi su una trattativa che potrebbe prevedere un milione di euro (poco più di quanto le frutterebbero i restanti tre anni di legislatura), un programma tivù o addirittura un film, magari di produzione hollywooddiana. Probabilmente solo fantasie di una vicenda mediatica che ormai alimenta se stessa. E lei raggiunta da Affaritaliani.it gioca a far la bella misteriosa. «Mi dispiace, ma in questo momento non intendo rilasciare alcuna dichiarazione». È serena? «Sì, sono serena».
Inevitabilmente in fuga dall'affaire Minetti il governatore Roberto Formigoni. Seccato per come la stampa ha trattato la seduta del consiglio Expo-Minetti di martedì. «Tutti i consiglieri regionali - ha detto ieri - sono stati al loro posto e non si sono messi a inseguire la Minetti nel cesso come i reporter. Non dite che l'aula si è fermata». Le dimissioni? «Non parlo di queste vicende, mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Mentre il segretario del Pdl Angelino Alfano dopo la gran bagarre ha ribadito la sua posizione. «Ho detto la mia - ha spiegato a Canale 5 davanti alle telecamere di Quinta Colonna - e per un monosillabo si è scatenato un putiferio. Il resto attiene alla libertà personale e ai suoi diritti. A cominciare da quelli costituzionali». Dovesse uscire lei, a entrare sarebbe l'ex sottosegretario Francesco Magnano.
Chi, invece, volesse vederla da vicino oggi sarà in via Manzoni al negozio Cruciani C dove lancerà il braccialetto in pizzo macramè tricolore nato per celebrare gli atleti italiani in partenza per l'olimpiade.
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