La macchina per scrivere utilizzata per centinaia di lettere e scritti. Gli oggetti della vita quotidiana e quelli che, insieme a foto, filmati e documenti, raccontano il don Gnocchi cappellano tra gli alpini in guerra, il fondatore della Pro Juventute, il precursore dei trapianti d'organo. Si presenta così il museo dedicato al beato don Carlo Gnocchi, inaugurato ieri a Milano a tre anni dalla sua beatificazione. Per l'apertura dello spazio, allestito nell'ex cappella del Centro Ircss «Santa Maria Nascente», in via Capecelatro 66, sono arrivati tra gli altri il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, e il presidente del Pontificio Comitato per i congressi eucaristici internazionali, monsignor Piero Marini.
Don Gnocchi, ha sottolineato Ornaghi, «è stato un grande protagonista del '900 e di Milano», città «che ha saputo essere punto di riferimento del Paese e guida dell'Italia». Ma «ricordare la sua figura - ha proseguito il ministro dei Beni culturali - è un modo soprattutto per guardare al domani: viviamo in una stagione in cui si parla troppo, si comunica, anche sui giornali, in maniera volgare, ma le opere sono più forti delle parole».
Il museo di via Capecelatro, ha aggiunto invece monsignor Piero Marini, è destinato a diventare «una scuola di formazione all'amore.
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