Antonio Bozzo
Se oggi qualcuno scrivesse di un uomo che adotta una bambina povera e l'alleva, nella soggezione, in vista di sposarla una volta cresciuta, si griderebbe allo scandalo, nonostante i tempi ammettano trasgressioni e libertà. Nel 1662, quando debuttò a Parigi La scuola delle mogli, Molière qualche problema di censura lo ebbe, pur essendo un intoccabile commediografo con forti entrature a corte: la messinscena cozzava violentemente contro la morale del tempo. Ma La scuola delle mogli resta uno dei più potenti capolavori del teatro, ed è con ovvia devozione che Arturo Cirillo lo ha diretto e interpretato, nei panni di Arnolfo, carceriere di Agnese (Valentina Picello).
All'Elfo Puccini fino al 10 marzo è in scena lo spettacolo che ha debuttato in prima nazionale l'estate scorsa, nel piccolo e prezioso festival ligure di Borgio Verezzi. «Una commedia amara e moderna, qui nella bellissima traduzione di Cesare Garboli, che sposa teatro comico e tragico, alla maniera dei grandi, per fare un nome Shakespeare», dice Cirillo, regista di vaglia, apprezzato attore anche per cinema e televisione. «L'azione si svolge in una sorta di casa di bambole, o malinconico carillon, disegnata da Dario Gessati e mossa dagli attori. Non mi piace attualizzare, ambientando al giorno d'oggi, cosa che spesso suona falsa, ma neppure amo l'esattezza filologica». Cirillo segue una terza via, molto convincente: lo spettacolo si annuncia tra i pochi da non perdere della stagione in corso.
«Mi sono preso libertà anche nel finale - dice il regista - ma senza tradire il testo originario. Agnese, che alla fine dovrà andare sposa a un suo spasimante, scopre di essere non orfana né povera (ma non è bello svelare le agnizioni escogitate da Molière) e scappa verso la platea. Arnolfo, maniaco compulsivo, la chiama molte volte sporcacciona. La sua eterna fanciulla, segregata e plasmata per diventare sua proprietà, moglie ubbidiente da esibire, scopre l'amore, diventa pericolosa come le altre donne. E lui, il carceriere, ne resta scottato. Un rapporto malato, quello tra Arnolfo e Agnese, dentro il quale si può leggere tutto, sotto molti punti di vista».
Si è scritto che, nell'opera, Molière trasfuse vicende autobiografiche: il commediografo sposò la giovanissima Armande Béjart, figlia o sorellina della sua amante Madeleine, e si disse addirittura (ma era una calunnia) che fosse lui il padre della ragazza. Relazioni pericolose e chiacchierate di un mondo dove tradimenti e intrecci sentimentali erano la norma. Con queste suggestioni, ispirate da un secolo d'oro del teatro come il Seicento, si prende posto all'Elfo Puccini.
Lo spettacolo è prodotto da Marche Teatro, Teatro dell'Elfo, Stabile di Napoli; in scena, oltre a Cirillo e Picello, altri tre attori. Dopo questo Molière - fece pure L'avaro - su cosa lavorerà Cirillo? «Su un romanzo di Jane Austen, ma è presto per parlarne».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.