Morto don Tano Fidanzati l'ultimo boss della mafia

Morto don Tano Fidanzati l'ultimo boss della mafia

Luciano Liggio, Gaetano Carollo e Gaetano Fidanzati. Se si va indietro nei tempi dei tempi, la svolta della Milano nera, il passaggio che avrebbe segnato per sempre il volto criminale della metropoli porta questi tre nomi, sbarcati a Milano alla fine degli anni Sessanta. A don «Tano» Fidanzati tocca ieri la più pietosa delle sorti: è l'unico del terzetto che portò Cosa Nostra al Nord a morire nel suo letto, come un bravo cristiano. Ai suoi compari andò peggio: Gaetano Carollo venne ammazzato a Liscate nel 1987, da sicari venuti da Palermo; Liggio morì sei anni dopo nel carcere di Nuoro, dove scontava l'ergastolo.
Fidanzati se ne va invece venerdì sera, dopo una lunga malattia, nella casa milanese dove era stato trasferito dal carcere per motivi di salute. La notizia viene data ieri da Palermo, la città dove era nato 78 anni fa. Ma la morte ha colto «don Tano» in quella che è stata la sua città di adozione, dove ha diretto con polso da boss l'evoluzione della vecchia mafia nella più potente holding del crimine che Milano abbia mai visto. Non è stato solo uomo di colossali traffici di eroina e poi di cocaina, ma anche e soprattutto uomo di contatto con il mondo dell'economia, ambasciatore di qua e di là dall'Atlantico di quella mafia imprenditrice di cui le indagini giudiziarie - a conti fatti - hanno afferrato solo i cascami.
L'avevano arrestato per l'ultima volta in via Marghera, nel dicembre 2009, tra le vetrine sfavillanti di Natale.

Non fece storie, e si fece portare via. Fuori, da un pezzo, non aveva più niente: nè un impero da lasciare, nè eredi alla sua altezza. Quella Cosa Nostra non esiste più, e «don Tano» le è sopravvissuto anche troppo.

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