Moschea, bluff di Majorino «Serve ma la Regione frena»

Il bando sulle moschee è in alto mare. Ma con che faccia ammetterlo davanti ai musulmani della Casa della cultura di via Padova? E così l'assessore alle Politiche Pierfrancesco Majorino, che ieri ha partecipato alla preghiera del venerdì, sfodera l'alibi: tutta colpa della Regione, spiega. E pensare che fino a ieri la legge urbanistica sui luoghi di culto di Maroni sembrava fare solo il solletico a Palazzo Marino. Anzi, con il ricorso al Tar e l'appello a Renzi perché la impugnasse c'era la certezza (quasi) matematica che sarebbe stata spazzata via. Ma il provvedimento è attualmente in vigore e ora torna pure buono. Almeno da usare come scusa per prendere tempo davanti alla comunità islamica. «La legge regionale - spiega Majorino - è stata concepita per impedire il nostro bando, e temo che finché rimane in vigore per noi sia molto molto dura andare avanti». Tradotto: il Comune è vicino alla resa ma non si può dire ad alta voce. Celando ben bene il fatto che la moschea sia più che lontana dal suo primo mattone, Majorino, almeno a parole, si schiera dalla parte dei musulmani: «Dobbiamo favorire la preghiera nelle condizioni più trasparenti e regolari: questo riguarda il vostro diritto alla preghiera e il nostro alla sicurezza. Dopo gli attacchi terroristici dei giorni scorsi la moschea è ancora più importante di prima. Fanno molto più paura le situazioni informali negli scantinati».Luoghi dove gli islamici «sono costretti ad andare perché non hanno un luogo trasparente che rispetti le regole». La platea ascolta, perplessa. «A questo punto - spiega Mahmoud Asfa, a nome della Casa della cultura (che, in teoria, sarebbe il vincitore del bando) - non sappiamo più cosa vuole fare il Comune. Noi non perdiamo la speranza e torniamo a chiedere la graduatoria definitiva nel più breve tempo possibile». A spezzare l'ultimo barlume di speranza interviene il vice del Consiglio comunale Riccardo De Corato: «Il bando sulle moschee - denuncia - è senza via d'uscita, è fallito. Nonostante il governo Renzi abbia impugnato la legge regionale, questa è ancora valida. Questa norma è stata approvata perché noi pensiamo alla sicurezza dei cittadini prima che alle esigenze dei musulmani: non vogliamo impedire il bando di Majorino per partito preso, vogliamo tutelare i milanesi». Matteo Forte, consigliere del Polo dei milanesi, fa notare un'altra contraddizione: «La Casa della cultura islamica di via Padova è un'eccellenza milanese. Ha ragione Majorino. Ma, mentre la precedente amministrazione le ha conferito l'ambrogino d'oro, l'attuale l'ha umiliata con un punteggio nel bando che avrebbe invece dovuto tenere maggiormente conto di quel riconoscimento e ha premiato chi offriva di più. Come avviene in un'asta, non in presenza di un bando pubblico. Così vince sempre quella parte di associazioni islamiche piccole, ma grandi nelle risorse finanziarie». Nei fatti, l'unica via per sbloccare la situazione moschea è l'esito del ricorso.

Lunedì il presidente della Regione Roberto Maroni ha scritto al premier Matteo Renzi chiedendo di non ascoltare il Pd e di non impugnare la legge regionale. Una legge, ribattezzata anti moschee, che in realtà è estesa a tutti i luoghi di culto e che prevede vincoli urbanistici prima della loro costruzione, compresi i dubbi dei residenti e varie norme di sicurezza.

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