Al Palasharp fino a una sistemazione definitiva che non scontenti nessuno. La velocità con cui le altre soluzioni vengono proposte e «bruciate» sembra non dare alternative: la preghiera della comunità musulmana sarà ospitata al palazzetto di Lampugnano ancora per diversi mesi. È quello che hanno deciso ieri il sindaco Letizia Moratti e il prefetto Gian Valerio Lombardi dopo un incontro dedicato al trasloco definitivo da viale Jenner.
Tramontate dopo le proteste dei cittadini le ipotesi di via Salerio e via Natta, il rischio era che anche la soluzione di via Novara - ancora valida - facesse la stessa fine. Il sentiero è sempre più stretto: da un lato l’urgenza di trovare una sistemazione, dall’altro l’esigenza di non creare altre sollevazioni nei quartieri. Per questo il sindaco ha frenato: «Procederemo quando saremo certi di aver trovato una soluzione che non crei problemi alla città e che sarà condivisa dal tavolo per la sicurezza, quindi con Provincia e Regione», ha detto la Moratti. «Per ora - ha aggiunto Lombardi - non abbiamo particolari problemi a tenere ancora per un certo tempo attiva questa sistemazione. L’altra sulla quale stiamo lavorando dovrà essere valutata con attenzione, ma sono certo che una soluzione ci sarà e penso che potrebbe essere nel Comune di Milano». Il proprietario del Palasharp, Divier Togni, non si oppone a una permanenza più lunga nel suo tendone: «Sono a disposizione, compatibilmente con la nostra attività».
Raffreddare il «caso», e condividere le scelte per far pagare a tutti il prezzo politico di questa vicenda. Sembra questa l’intenzione di Palazzo Marino. Riccardo De Corato si dichiara soddisfatto dello stop: «Vince la linea del buon senso» - ha detto il vicesindaco rilanciando la proposta del referendum, già bocciato dalla Lega. L’esito del vertice in prefettura scontenta invece i leghisti, interessati a chiudere la partita.
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