Moschea, permessi più facili se il sermone ha i «sottotitoli»

La giunta approva i criteri per concedere i tre spazi pubblici Premi a chi usa l'italiano, obbligo di demolire il Palasharp

Moschea, permessi più facili se il sermone ha i «sottotitoli»

Punti in più ai centri islamici che mettono i «sottotitoli» agli imam. É una delle richieste (e delle critiche) sollevate più spesso dal centrodestra, uno strumento minimo per sorvegliare che nelle moschee di futura realizzazione non covino germi di terrorismo. E finalmente, dopo il pressing anche di quella parte del Pd che - a partire dall'assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza - mal digeriva la concessione di aree del Comune per aprire luoghi di culto islamici in un periodo storico così delicato, è stato inserito nella delibera approvata ieri dalla giunta. Sarà dato, si legge, «un maggior punteggio ai progetti che garantiranno l'accessibilità alla comprensione dei contenuti divulgati nel corso delle attività religiose, anche tramite l'utilizzo di traduzioni in lingua italiana». Sindaco e assessori hanno votato i criteri per concedere con bando aperto entro 15 giorni le tre aree anticipate nei giorni scorsi: gli ex bagni pubblici di via Esterle (un palazzo di 1.492 metri vicino a via Padova), 5mila metri quadri alle spalle dell'ex Palasharp e 3.400 metri quadri abbandonati in via Marignano, a pochi metri dalla stazione Mm di San Donato e Rogoredo. Potranno partecipare solo gli iscritti all'Albo delle associazioni religiose (circa 60) e al massimo due aree andranno allo stesso culto. Salvo colpi di scena, la spartizione è già scritta: agli islamici del Caim l'area in via Sant'Elia (ex Palasharp), alla Casa della cultura islamica di via Padova gli ex bagni pubblici, per gli altri rimane via Marignano, e pare che la chiesa evangelica sia molti passi avanti rispetto a buddisti, induisti, cristiani ortodossi. I partecipanti dovranno sottoscrivere un «patto» (chiesto sempre dai Democratici) sul riconoscimento e il rispetto della Costituzione (rispetto della persona umana e della laicità dello Stato), disattenderlo sarà motivo di rescissione del «contratto». Le aree saranno concesse in affitto per 30 anni, rinnovabili, e gli spazi saranno riqualificati a proprie spese. Il canone annuale sarà pari al prezzo di mercato abbattuto del 70% «come per le concessioni a fini sociali e culturali», lo sconto potrà arrivare all'80% per i primi 5 anni a seconda degli investimenti iniziali. E per via Sant'Elia spunta una novità: chi si aggiudicherà l'area dovrà provvedere anche all'abbattimento del Palasharp e al ripristino del verde, un'operazione da circa 600mila euro. Non darà diritto a prelazioni, tengono a precisare dal Comune, ma giorni fa l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino ha anticipato che anche quello spazio sarà poi messo a bando «per funzioni utili al quartiere». E il Caim, a cui i fondi non mancano, aveva presentato mesi fa un progetto esteso su tutta l'area del Palasharp, non solo il minareto ma hammam, biblioteca, ristoranti. Tempo al tempo.

Tra gli altri criteri: i rappresentanti delle associazioni dovranno essere incensurati, chiudere

le strutture religiose già presenti (vedi viale Jenner), inviare ogni 6 mesi una relazione sulle attività svolte e consentire in ogni momento l'accesso a personale del Comune per verificare gli impegni previsti dal Patto.

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