Il tema esiste ed è inutile nascondersi: le comunità islamiche milanesi, radicate da anni sul territorio, hanno tutto il diritto di avere un luogo decoroso in cui pregare. Ma l'ideologia è una cattiva consigliera, così come il profumo dei petrodollari. E purtroppo il timore è che siano queste due potenze a prevalere nel modo in cui si sta facendo strada il progetto della nuova moschea al Palasharp. Nel top secret ufficiale continuano le trattative a Palazzo Marino. Con il rischio che i musulmani più fondamentalisti e meno rispettosi della legalità, che già da tempo si sono trasferiti a pregare in quest'area da viale Jenner, siano premiati e valorizzati sul palcoscenico dell'Expo 2015.
L'Expo in arrivo sembra al Comune la spinta giusta per lanciare in diretta mondiale il minareto milanese (ed eventualmente per utilizzare i poteri straordinari). E poco importa se a essere premiati da questa scelta saranno le aree più politicizzate dell'Islam, le più legate ai Fratelli musulmani e al fondamentalismo. Con tutto ciò che questo ha significato per Milano, trasformata in centrale del terrorismo internazionale, oggetto di attenzione dei servizi segreti di mezzo mondo.
Negli ultimi mesi si rincorrono le notizie di incontri tra il vicesindaco con delega all'urbanistica, Ada Lucia De Cesaris, e esponenti dell'Islam di tradizione meno moderata della città. Prima con il direttore del Centro culturale islamico di viale Jenner. Poi con Davide Piccardo, coordinatore del Caim, l'associazione delle Comunità islamiche di cui fa parte anche il centro di viale Jenner, che resta uno dei luoghi di incontro preferiti dagli islamisti radicali. Lo stesso Davide Piccardo pubblicizza a cadenza quasi settimanale manifestazioni a sostegno del leader dei Fratelli musulmani ed ex presidente egiziano, Mohammed Morsi. Piccardo è un esponente religioso o un uomo politico? E forse gioverà ricordare che colui che è stato per quindici anni l'imam di viale Jenner, Abu Imad, è stato espulso dall'Italia l'anno scorso dopo essere stato condannato per associazione per delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo.
Viene spontanea la domanda: è opportuno lasciar costruire una moschea con tanto di sigillo Expo 2015 a vantaggio di frange così politicizzate dell'Islam? O si rischia di fare un favore a chi per anni ha preferito la strada dell'illegalità? Senza risolvere il problema delle comunità musulmane che hanno coltivato il dialogo e l'integrazione, come accade per esempio in via Padova e in molte periferie milanesi. Comunità più silenziose anche, forse soprattutto, perché meno politicizzate.
C'è anche un tema di trasparenza dei finanziamenti che, come ha spiegato Piccardo, arrivano dai Paesi del Golfo. Ma da chi e perché? E ha senso concedere un palcoscenico mondiale a Paesi che non sono campioni di moderazione? Il Qatar è il principale finanziatore al mondo dei Fratelli musulmani.
E che dire dei salafiti dell'Arabia Saudita? Siamo sicuri di essere in grado di controllare questi flussi di denaro dai Paesi del Golfo? Sono tutte domande legittime e preoccupanti. È anche per queste ragioni che il Comune non può continuare a lavorare di nascosto e in silenzio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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