Moschee, il Comune ammette. "Neanche un controllo fatto"

De Corato li "stana" con un'interrogazione ufficiale. Assessori e vigili riconoscono: "Attività? Nel 2017"

Moschee, il Comune ammette. "Neanche un controllo fatto"

Nessun controllo sulle «moschee» in oltre tre anni. A Milano, dal 2017 a oggi nessuna «attività» è stata rivolta ai centri di preghiera. È la stessa amministrazione comunale che lo ammette, in un documento ufficiale, e la cosa è particolarmente vistosa in un anno in cui tutto e tutti sono stati controllati: non solo realtà economiche e sociali, ma anche semplici cittadini.

In tempi di precauzioni sanitarie, la preghiera nelle moschee «ufficiali» è regolata da un accordo fra governo e associazioni islamiche. De Corato però, contandone 15, ha interrogato il Comune su tutti i centri religiosi, sia quelli oggetto di «sanatoria» nel Piano delle attrezzature religiose, sia quelle irregolari, «abusivi» le definisce lui (e tutto il centrodestra) mentre il centrosinistra li chiama delicatamente «informali».

Che non ci sia stato alcun tipo di controllo comunale sui centri religiosi, l'ha riconosciuto lo stesso Comune. L'ha scritto nero su bianco in una risposta che mezza giunta ha appena fornito a Riccardo De Corato, l'ex vicesindaco e attuale assessore regionale alla Sicurezza, che da pochi mesi è tornato in Consiglio comunale, e si dice sconcertato dai riscontri che gli sono arrivati: «A maggior ragione - dice - visto che ci sono questi controlli per il Covid».

Le risposte pervenute a De Corato sono firmate dall'assessore all'Urbanistica da Pierfrancesco Maran e dalla vicesindaco Anna Scavuzzo, delegata alla Sicurezza, che ha trasmesso al consigliere di Fratelli d'Italia una nota del comandante della Polizia locale Marco Ciacci che ne allega, a sua volta, una più dettagliata della direzione Sicurezza urbana della Polizia locale. «Informiamo - si legge - che i controlli in alcuni luoghi di culto indicati, sono stati effettuati dalla Polizia locale durante un'attività eseguita nel corso del 2017». E i centri indicati sono sei.

Ecco lo «sconcerto» dell'ex vicesindaco, e attuale assessore regionale alla Sicurezza: «Ho presentato a inizio febbraio - racconta De Corato - un'interrogazione con la quale chiedevo al Comune quanti controlli fossero stati effettuati sui luoghi di culto islamici presenti in città. La risposta che mi è stata fornita è quanto meno sconcertante, considerato che a quanto riferitomi, gli ultimi controlli delle Polizia Locale risalgono al 2017, e che, dopo l'approvazione del Piano delle Attrezzature religiose, non risulta essere stato fatto alcun controllo».

L'esponente di Fdi sottolinea «che a tutt'oggi non è dato sapere quali siano stati gli esiti dei controlli di cui sopra per cui - sottolinea - in pratica tali strutture sono a tutti gli effetti ancora da considerarsi abusive e che su tutte le altre regna addirittura il nulla più assoluto». «Nella mia interrogazione - aggiunge - chiedevo anche quante denunce fossero state fatte. Visto che di questo non viene fatto alcun cenno devo presumere che non ne sia stata fatta alcuna».

All'interrogazione, come detto, ha risposto anche l'assessore Maran, rendendo noto che oltre ai quattro inseriti nel Piano delle attrezzature, altri luoghi di culto avevano presentato istanza di inserimento nel Par, ma è stata negata, mentre altri 7 non hanno presentato nessuna istanza. Maran precisa anche «che i luoghi di culto previsti come di nuova previsione non sono da considerarsi come sanatoria, in quanto tutti i requisiti previsti dalla Legge regionale 12/2005 (la cosiddetta anti-moschee, ndr) dovranno essere verificati durante la fase progettuale e in fase di presentazione del titolo».

«Mettendo insieme le due risposte - sintetizza De Corato - si può desumere che non esista

nessuna volontà politica di perseguire gli abusi di destinazione d'uso. Nemmeno dopo la realizzazione del Par. Il Comune sa ma non fa i controlli, questa latitanza potrebbe essere interpretata come degli omessi controlli».

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