In mostra i Macchiaioli della collezione Jucker

La casa museo di via Manzoni presenta riunite, dopo più di quarant'anni, le opere della collezione di Giacomo e Ida Jucker nella mostra «L'incanto dei Macchiaioli nella collezione di Giacomo e Ida Jucker». In mostra cinquantacinque opere di eccezionale qualità e importanza, tra le quali, della scuola dei Macchiaioli: Costumi livornesi, Silvestro Lega che dipinge sugli scogli «Signore in giardino», Il pittore Eugenio Cecconi che dipinge «La strada che sale», «Cavalleggeri in avanscoperta», «Ritratto di popolana» e «Cavallo al sole» di Giovanni Fattori; «Curiosità», «Lettura romantica», «La signorina Titta Elisa Guidacci», «La bigherinaia», «Profilo di donna» di Silvestro Lega e molte altre pregevoli opere.

Il 7 dicembre scaligero è alle porte. Riflettori, dunque, sempre più puntati sul Teatro quest'anno impegnato a inscenare un'opera che mancava a Milano da un secolo e mezzo: Giovanna d'Arco di Giuseppe Verdi con Anna Netrebko nel ruolo del titolo. Una Prima con qualche novità, del resto segna il debutto - sul 7 dicembre - dell'asse Chailly-Pereira (rispettivamente direttore e sovrintendente). Una Prima preceduta da tre anteprime, l'una riservata ai sostenitori della Fondazione Milano per la Scala (venerdì), quindi agli universitari della città (domenica) e - come tradizione vuole - ai giovani sotto i 30 anni (4 dicembre). Quelle di venerdì e domenica sono prove anticipate da un'introduzione di Chailly, direttore di Giovanna d'Arco e artefice di questa ripresa. Certo. Su tutto pende la spada di Damocle dello sciopero su ogni turno delle prove di mercoledì e giovedì. Lo indice la Cgil in lotta per assunzioni e contratti. Sempre in clima di Prima, il 24 e il 25 va in onda nei cinema di tutt'Italia un docufilm sul Teatro alla Scala (per conoscere le sale, www.nexodigital.it). «Il Tempio delle meraviglie», questo il titolo, è una produzione Rai Com, Skira Classica, ARTE France e Camera Lucida Productions. I registi Luca Lucini e Silvia Corbetta concentrano 237 anni di storia in 100 minuti proponendo scene di fiction, interviste, immagini d'archivio come quelle toccanti del funerale di Giuseppe Verdi: una marea umana che riempie le strade della città, con persone appollaiate sugli alberi per l'ultimo saluto al grande compositore. Scorrono scorci di Prime, comprese quelle degli anni del jet set e del glamour, con ospiti speciali come Grace Kelly. Si segue la nascita di Fidelio, il titolo del 7 dicembre 2014, così da entrare nell'anima della Prima della Scala: l'evento dell'opera. Perché la Scala è unica, nel bene e nel male. In spezzoni di interviste, si spiegano le ragioni. Daniel Barenboim ricorda che «i muri raccontano della Callas, Toscanini, Tebaldi, DomingO... Si avverte il nervosismo dei cantanti, e non tutti hanno la capacità di controllarlo». E parla del «senso di cospirazione», della severità di quel loggione agguerrito che non fa sconti a nessuno. Claudio Abbado descrive «un teatro dove si sente una tensione diversa». «Che effetto le fa stare sul podio che fu Toscanini»?, viene chiesto a Riccardo Muti. E lui, 40 anni, risponde: «Meglio non pensarci». Sul grande schermo finiscono, così, la storia, i personaggi, i retroscena di questo teatro scrigno di ricordi e selva intricata, poiché ambita.

Le videocamere, accompagnate dalla voce narrante di Sandro Lombardi, percorrono anche i cunicoli di questa fabbrica d'arte. Altra voce narrante è quella di Giovanni Gavazzeni, che fin da fanciullo, al fianco del nonno direttore, è entrato nel vivo della quotidianità scaligera.

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