Cugini, quasi gemelli: il Mudec Museo delle Culture di Milano e il Musée des Confluences di Lione, in Francia, da questa settimana hanno capito non solo di avere parecchie cose in comune, ma che in futuro conviene a entrambi rafforzare la parentela. Il Mudec di via Tortona sta cominciando a entrare nel cuore dei milanesi. Sì, l'inizio era stato travagliato (il progetto dell'arti-star David Chipperfield ha suscitato parecchie polemiche, tra pavimenti sbagliati, ritardi e altro), la cogestione pubblico-privato (museo etnografico del Comune e spazi in convenzione per 12 anni al Gruppo Sole-24Ore per le mostre temporanee) non esente da inciampi, ma il cammino ora pare meno accidentato, complice il successo di alcune riuscite mostre (su tutte: quella su Frida Kahlo).
La stagione autunnale punta tutto sulle «geografie del futuro»: il progetto è buono, la mostra «Capitani coraggiosi», appena aperta, illustra in modo efficace il tema dell'esplorazione «in verticale» (sulle cime, come sul K2, o nel sottosuolo), con materiale proveniente dalle principali imprese made in Lombardia che hanno fatto la storia, tra i ramponi della spedizione di Ardito Desio, i manifesti del Duca degli Abruzzi, i progetti di Umberto Nobile, gli studi su Marte di Giovanni Schiapparelli. Al piano terra, la toccante installazione di Studio Azzurro che accompagna il progetto fotografico dell'artista Jane Baldwin sulle popolazioni indigene della Valle dell'Omo, in Etiopia, e del Lago Turkana, in Kenya, minacciate dalla crisi ambientale che sta prosciugando i bacini («Se a parlare non resta che il fiume», fino al 6 gennaio). Dal 21 novembre, il pezzo forte: l'attesissima mostra di Banksy, lo street artist più famoso del momento, dedicata alla sua originale geografia urbana. Previsto pieno di pubblico, gli organizzatori sperano (o temono?) un incursione dell'artista noto per le sue provocazioni (l'ultima: aver inserito un dispositivo nella cornice di una sua opera che, una volta battuta in asta, si è autodistrutta) ma la cura di Giani Mercurio è garanzia di un progetto serio.
Il Mudec insomma sta crescendo (superato il milione e mezzo di visitatori dall'apertura, nel maggio del 2015) e una strada nuova sul fronte dell'approccio etnografico: si riflette sulla corposa collezione permanente per capire come il confronto con altre culture ci abbia influenzato, si continua a lavorare con le comunità straniere presenti in città (anche per arricchire la collezione di pezzi contemporanei). Le mostre d'arte servono, ovvio, per attirare pubblico nuovo - e «fare cassa», necessaria alla sopravvivenza del partner privato - ma è la divulgazione dell'antropologia la sfida cui è chiamata la collezione permanente, in un momento in cui peraltro i musei etnografici di mezza Europa sono sotto la lente di osservazione (a Berlino, ad esempio, infuria la protesta per il nascente Humboldt Museum, accusato di rispolverare con leggerezza il passato coloniale della Germania).
Una possibile quadratura del cerchio arriva dalla Francia: Lione, città-crocevia tra Parigi e il Sud, città tra due fiumi, il Rodano e la Saona, ha ideato un museo tutto nuovo, «coetaneo» del Mudec, firmato anche lui da un arti-star come Wolf D. Prix. Una felice intuizione tra vetro, acciaio e acqua che non passa inosservata e che al suo interno - 8.700 metri quadrati su tre livelli, con avveniristica scala elicoidale, una collezione di 2 milioni di pezzi e uno staff di 94 persone - ragiona sulla «confluenza» della diverse discipline per raccontare la storia dell'Umanità. Suddiviso per temi (l'origine del mondo, le specie, le società, l'eternità) mescola scienze naturali, artefatti, documenti, fotografie, opere d'arte con un allestimento di grande effetto. Tre milioni i visitatori dall'apertura, e un considerevole budget di investimento che per il 20% si regge sulla biglietteria e i servizi (ottimo book-shop, brasserie per gourmand) per il resto sui cospicui fondi della città metropolitana, il Musée des Confluences rappresenta un interessante partner «di lavoro» per il Mudec di Milano. Una delegazione della direzione cultura del Comune è stata in visita a Lione per un primo abbozzo di protocollo di collaborazione.
In futuro, l'intenzione dei due musei - simili per genesi e intenti, ma diversi nella struttura e nelle possibilità di investimenti: inutile negarlo - è di lavorare fianco a fianco. In agenda, un confronto sui metodi di conservazione della collezione permanente, su possibili scambi e co-produzioni.
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