Multe Atm, un milanese ne ha prese 150

Multe Atm, un milanese ne ha prese 150

Si fa presto a dire «portoghesi». Perché nell’esercito di milanesi che non pagano il biglietto del tram c’è dentro di tutto. Ci sono i distratti che si dimenticano di obliterare o che salgono in vettura senza accorgersi di non avere il biglietto in tasca. Ci sono quelli che ogni tanto fanno i furbi, «o la va o la spacca». Ma ci sono anche i professionisti del ramo: evasori «seriali», abituati a non pagare mai, proprio mai. E che quando vengono beccati dai controllori, se ne infischiano anche della multa. La buttano via, non pagano nemmeno quella. Tra questi furbetti si nascondono dei veri recordmen, dei fuoriclasse del viaggio a scrocco. Gente in grado di accumulare decine e decine di multe senza fare una piega e senza scucire un centesimo. In testa alla classifica, due personaggi quasi mitologici eppure assolutamente reali: un milanese che è riuscito ad accumulare centocinquanta contravvenzioni dai controllori Atm; al secondo posto in graduatoria, ma sensibilmente staccato, un cittadino sudamericano che ha superato quota cento.
Il fenomeno degli habitué dell’evasione tariffaria è ben noto ad Atm, che non ne parla volentieri per un motivo semplice: il messaggio che rischia di arrivare all’esterno è che a Milano pagare il biglietto è un gesto quasi su base volontaria, un gesto di civismo che si può schivare senza troppe conseguenze. In realtà, le multe - lentamente ma inesorabilmente - a destinazione arrivano: ma a pagarle sono solo i cittadini normali, quelli che hanno un indirizzo, una casa, dei beni su cui gli avvocati di Atm possono farsi valere. Ma per gli altri, per chi vive nella affollata terra di nessuno degli irreperibili e dei nullatenenti veri o presunti, la contravvenzione può essere carta straccia o giù di lì.
I numeri d’altronde parlano chiaro: 375mila contravvenzioni elevate nel 2010, un po’ meno (a settembre erano 250mila) nel 2011; di queste la grande maggioranza, circa il 70 per cento, non viene pagata. I multati se ne infischiano. E continuano a non pagare né il biglietto né le contravvenzioni.
È in questa vasta area di portoghesi irriducibili che si annidano i recordmen. Grandi utilizzatori del trasporto pubblico urbano, soprattutto quello di superficie. Non esistono dati ufficiali, ma nei racconti confidenziali dei controllori l’identikit del «portoghese» di professione esce abbastanza preciso: maschio, tra i venti e i quarant’anni, spesso di origine straniera (prevalentemente araba). Quando vengono colti in flagrante dai controllori, non fanno una piega. La gente qualunque quando viene presa in castagna si affanna a giustificarsi, arrossisce, inventa spiegazioni fantasiose. Invece loro, gli habitué, affrontano i controllori a viso aperto e quasi beffardo. Danno il documento, si fanno consegnare il modulo della multa e continuano il viaggio.
Alcuni di questi sono presenze così costanti che, anche nella folla sterminata dei viaggiatori, i controllori hanno imparato a riconoscerli. Spesso immigrati, ma non solo. Anzi. Il Portoghese Numero Uno, l’uomo che ha accumulato da solo centocinquanta multe, è italiano al cento per cento. Non è più giovanissimo, si dice. Non si sa in quanti anni sia riuscito a raggiungere il suo record, ma è verosimile che non abbia mai pagato un biglietto in vita sua. Mentre negli uffici dell’Atm le multe a suo nome si accumulavano fino a riempire un intero faldone, lui continuava imperterrito a prendere il tram senza timbrare. Un esempio seguito da molti: come dal sudamericano che è al secondo posto della classifica individuale, con oltre cento multe inflitte però in un arco di tempo decisamente più breve. E quindi con buone speranze di raggiungere e superare il recordman.
Facile fare i conti sui danni che questo esercito di portoghesi totali crea al bilancio Atm. É per fare fronte in qualche modo a questa emorragia di incassi che i nuovi vertici dell’azienda hanno lanciato la proposta di fare uno sconto maggiore a chi paga subito la contravvenzione. Ma è chiaro che si tratta di palliativi.

L’unico rimedio efficace sarebbe affidare al guidatore il controllo dei titoli di viaggio: chi non timbra non sale. Ma ci sono vincoli sindacali insormontabili. E poi i tempi di attesa alle fermate, specie negli orari di punta, diverrebbero biblici.

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