C'è una perizia dietro alla quale Filippo Penati si è trincerato a lungo, per rivendicare la legittimità del suo comportamento nella vicenda Serravalle. E non è la perizia dello studio Vitale, quella commissionata dalla Provincia di Milano (ovvero da Penati stesso) per creare una sorta di alibi alla cifra stratosferica pagata nel 2005 per il 15% di azioni Serravalle in mano al costruttore Marcellino Gavio. Ma il vero alibi a Penati lo ha poi fornito un'altra perizia, ben più autorevole: se non altro perché a commissionarla non era stato lui ma la Procura di Milano, che doveva indagare sull'affare Serravalle. E che aveva nominato due consulenti che avevano concluso che il prezzo cui Penati aveva pagato le azioni poteva anche essere «congruo». Sul mercato le azioni stavano a 5,5 euro, Penati le pagò 8,83. Come si poteva ritenere conveniente questa operazione?
L'interrogativo viene rilanciato dalla Procura della Corte dei conti lombarda, nel provvedimento che l'altro ieri ha chiesto conto a Penati e ai suoi complici di 119 milioni spariti grazie all'affare Serravalle, che la Corte dei Conti definisce «scellerato». Ma ricorda che nel dicembre 2006 due professori, Mario Cattaneo e Gabriele Villa depositarono alla Procura di Milano una perizia, secondo cui «in un'ottica unitaria», e valutando l'operazione come se l'avesse fatta un'azienda privata, il prezzo è congruo.
La perizia della Procura di Milano è stata ampiamente smentita in seguito. E che torni oggi a galla porta all'attenzione un tema delicato: l'affare Serravalle poteva essere scoperto anni prima, quando a indagare non era la Procura di Monza ma quella di Milano? Ovvero: i pm milanesi furono troppo indulgenti con Penati, allora all'apice della sua ascesa nel Partito Democratico? I milanesi sostengono di avere fatto tutto il possibile, con il materiale allora a disposizione. Ma a contestare senza mezzi termini questa versione è l'uomo da cui l'intera indagine contabile e penale scaturisce, l'ex sindaco Gabriele Albertini, fiero oppositore nel 2005 dell'acquisto delle quote di Gavio. Albertini è convinto che a Milano l'indagine su Penati sia stata di fatto insabbiata.
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