Musei chiusi per sciopero: migliaia di turisti in strada

Protesta dei sindacati, disagi al Mudec e alla mostra di Boccioni La rabbia dei visitatori a Brera e al Cenacolo: 1.300 restano fuori

Elena Gaiardoni

Caso Cenacolo come caso Colosseo. Mille e trecento turisti, molti stranieri, chiusi fuori dall'Ultima Cena vinciana, ieri mattina alle 8, a causa dello sciopero regionale del pubblico impiego indetto da tutti i sindacati. Le code di visitatori si sono sciolte nella rabbia, nell'incredulità, nello sberleffo. Sono dodici i custodi dell'opera di Leonardo, numero apostolico. Soltanto uno si è presentato al lavoro, ma non è stato sufficiente per aprire. Di custodi ce ne volevano almeno quattro e pare assurdo, visto che l'agitazione era stata annunciata, che la direzione non abbia potuto prevedere il disagio e non abbia avuto tre persone da mandare a Santa Maria delle Grazie.

I visitatori non sono stati avvisati, come Stefano L'Occaso, direttore del Polo museale lombardo dichiara «di non essere stato avvisato dell'adesione allo sciopero». Dopo la serrata del Colosseo tutto il Paese si augurava che il caso non si ripetesse più per la salute della nostra immagine, della nostra economia. «Indignazione e vergogna di fronte a quanto accaduto. Non possiamo permettere che si ripetano scene simili, cui abbiamo già assistito in passato. Crediamo che sia giunto il momento di porre fine a questo scempio attuando quanto già previsto dall'accordo del 23 febbraio scorso sulla regolamentazione degli scioperi nei luoghi d'arte. Il diritto di sciopero non può essere attivato in modo tanto masochistico» ha dichiarato Maurizio Lupi, leader di Milano Popolare, lista che appoggia la corsa di Stefano Parisi a Palazzo Marino.

Invece il masochismo italiano, che tratta il suo bene artistico come se fosse un bene superfluo e non un patrimonio, c'è stato. Eccome. Al punto che sono stati gli stessi sindacati, organizzatori dello sciopero, a parlare di «un danno d'immagine» che non avrebbe dovuto esserci se in base all'accordo del 23 febbraio, menzionato da Lupi, ci fossero state contrattazioni precedenti. Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sapere che nel caso dell'opera vinciana «le organizzazioni sindacali si sono fatte carico di sollecitare la direzione del polo museale a convocare un incontro che avrebbe consentito una fruizione almeno parziale dei dieci musei; la convocazione è arrivata a meno di dodici ore dall'inizio dell'agitazione». Sempre secondo i sindacati «l'amministrazione non ha presentato alcun piano valutabile in termini di numeri di personale da utilizzare, spazi espositivi da garantire, organizzazione dei turni». Insomma, come al solito, le contraddizioni tra le parti non mancano. Le porte hanno rifiutato i turisti sia a Santa Maria delle Grazie che alla Pinacoteca di Brera e alla mostra di Boccioni; ma sono andati a singhiozzo il museo del Novecento, la Braidense e il Museo delle culture.

Le porte non si sarebbero aperte a causa del solito disguido burocratico, diciamo, che ha impedito a tutte le parti, amministrazione, sovrintendenza e Cgil, Cisl e Uil di arrivare a compiere l'impresa: non fare la figura di Pulcinella, anche perché Pulcinella con l'Ultima cena non c'entra. Invece gli ammiratori di Leonardo se ne sono andati con la convinzione che quella figura di maschera al Cenacolo ci sia stata, anche se Leonardo da Vinci non l'avrebbe mai dipinta.

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