«Museo», il furto d'arte diventa un boomerang

Domani anteprima del film di Alonso Ruizpalacios sul valore di ricchezze reali e metaforiche

Chi pensi che Museo sottotitolo «Folle rapina a Città del Messico» sia un thriller ad alta intensità emotiva tra scontri e fughe, si sbaglia di grosso. Quello che domani sera alle 21 viene proposto in Sala Bio al Colosseo è un film del giovane Alonso Ruizpalacios che, tra le pieghe di un assalto al museo etnografico della capitale nordamericana inserisce spunti di riflessione. Due amici d'infanzia decidono infatti di assestare un furto d'arte la notte di Natale in cui le sale sembrano meno custodite. I due scappano con un bottino poco ingombrante nelle misure ma molto scomodo.

È totalmente non smerciabile e gli stessi mercanti si rifiutano di acquistarne pezzi, pur riconoscendone l'autenticità. Il sogno di una ricchezza facile si scontra quindi con l'impossibilità di raggiungere un'ambizione non legittima né legale ma certo in cima ai desideri di molti.

La trama offre il pretesto per soppesare il vero valore di persone, gesti o semplici cose. In buona sostanza nessuno conosce davvero il valore di ciò che possiede finché non lo perde. Un teorema efficace in qualsiasi senso lo si esamini. Nella fattispecie, i conservatori del museo comprendono l'importanza dei pezzi esposti solo una volta che sono stati sottratti. Il pubblico ne comprende l'immenso pregio storico-artistico al punto da affollarsi davanti alle vetrine spoglie.

Insomma è qui l'epicentro di un film che tocca anche altri tasti delicati come quello della verità e della legalità, mettendo in parallelo il gesto dei ladri con quello di chi ha allestito il museo, a sua volta saccheggiando qua e là gli oggetti, destinati poi all'esposizione.

Il film, in lingua originale sottotitolata, è ben lontano da tanto cinema banale. L'ingresso per i lettori del «Giornale» è scontato per chi si registra online come indicato nel bollino.

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