Un musical barocco «noir» sul compositore Stradella

Il regista milanese Leprino lancia il suo nuovo film sul musicista ucciso: «Genio del '600 da riscoprire»

Luca Pavanel

Lully perì di gangrena per un «incidente sul lavoro», Gesualdo uccise la moglie con il di lei amante, e ancora Stradella morì pugnalato a 38 anni. Quanta musica, sangue nel secolo Seicento, periodo barocco con grandi e rivoluzionari compositori che furono al centro, anche di vicende color noir. Già, proprio così.

A occuparsi di alcuni di loro, nell'iniziale elenco gli ultimi due, è stato ed è il musicista-musicologo milanese Francesco Leprino, considerato uno dei pochi pionieri, se non l'unico in maniera dotta e sistematica, che muovendosi in una sorta di «terra di nessuno» progetta e realizza film dedicati alla classica e dintorni, ai suoi personaggi noti e meno noti, sicuramente da rivisitare. Illuminare. Ebbene Leprino, un po' figlio d'arte - ha deciso di unire la sua passione e sapienza musicale all'eredità culturale della sua famiglia (suo padre gestiva sale cinematografiche a Messina) - torna in circolazione con un suo nuovo lavoro titolato «La corda spezzata». Un musical con al centro proprio la figura di Alessandro Stradella (1643-1682) e del medesimo tra settembre e ottobre sono previste a Milano dieci proiezioni. Il regista ne parlerà oggi dalle ore 13 a Palazzo Marino col compositore-assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Un titolo di Leprino che arriva dopo diversi lavori da lui realizzati dello stesso genere, per esempio quelli sul madrigalista Gesualdo appunto, alla fuga di Bach e al clavicembalo di Scarlatti; e adesso, ancora una volta, «come ormai da 25 anni - ci tiene a precisare - la scelta di «fare film con protagonista la musica; pellicole in cui parole e immagini sono al servizio delle note, con l'intento di focalizzarne l'ascolto». È un'operazione che in qualche modo raccoglie il testimone lasciato del compositore Salvatore Sciarrino, che nel 2017 al Piermarini - nell'ambito di «Milano Musica» - ha messo in scena la sua opera «Ti vedo, ti sento e ti perdo» scritta pensando proprio all'antico autore bolognese. «Stradella è un compositore da riscoprire - afferma Leprino - lui che, passato il suo periodo, è stato oscurato, forse pure dall'enorme figura di Monteverdi. Eppure ha scritto molto e la sua produzione è notevole». Non solo però, «fu uno dei primi musicisti a usare la tecnica di orchestrazione del concerto grosso (contrapposizione fra concertino e tutti, ndr)», poi largamente impiegata da diversi colleghi, vedi Corelli. La biografia su grande schermo farà vedere e sentire anche questo: un racconto su diversi piani tra arie barocche e incursioni nel jazz, cinema, recitazione, teatro e divagazioni, narrazione e «viaggi temporali» e della memoria. Cast, come sempre nei film di questo autore, messo insieme con cura; star e maestri (alcuni formatisi al Conservatorio «Giuseppe Verdi»). Scene girate nelle città abitate da Stradella, da Bologna a Venezia. Poi a Milano negli Studi Cavandoli a Chinatown, importanti i suoni audio mixati da Massimo Mariani.

«Cosa mi ha colpito? - fa eco concludendo al telefono Francesco Leprino -. Tra le diverse cose la distanza tra la vita malsana del personaggio e la purezza-bellezza della sua musica. Che per lui deve essere stata una fuga».

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