Gli ultimi a lasciare la Bocconi sono il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quello dell'ateneo Mario Monti e della Banca centrale europea Mario Draghi. A testimonianza di come la celebrazione per ricordare l'economista Luigi Spaventa («La sua vita, le sue passioni, le sue lezioni») sia stata ben più che un convegno accademico. O per lo meno così sia partito per poi diventare ben di più, vista la situazione politica arrivata molto vicino al punto di rottura. Ed è difficile pensare che la possibile cacciata dal Senato di Silvio Berlusconi in agenda alla commissione di palazzo Madama l'ormai vicino 4 ottobre e le dimissioni di deputati e senatori pdl con possibile crisi di governo, non siano stati al centro dei colloqui tra il presidente Napolitano, Monti e Draghi che hanno rapidamente lasciato il buffet. E anche orari del cerimoniale e della sicurezza abbondantemente sforati (partenza di Napolitano per l'aeroporto alle 15 invece che alle 14) testimoniano di un consulto in vista dell'incontro di Napolitano con Letta.
E anche la mattinata era stata ricca di spunti politici finiti tra le pieghe del ricordo di Spaventa che fu convinto proprio da Napolitano a candidarsi seppur come indipendente di sinistra tra le fila del Partito comunista italiano sotto la cui falce e martello sedette in parlamento tra il 1976 e il 1983. «Due legislature entrambe raccorciate, prassi molto italiana», ha sottolineato Napolitano come se lui di quella Prima Repubblica non fosse stato autorevole protagonista. Poi un altro attacco al presente. «Le distanze e gli scontri sul piano delle idee e del rapporto tra maggioranza e opposizione non producevano, come oggi, smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale». Applausi in sala. Ma non dal posto in platea alla sua destra, dove il governatore Roberto Maroni mantiene un atteggiamento istituzionalmente inappuntabile, ma senza applausi né a questo né ad altri passaggi evidentemente critici verso protagonisti della politica attuale. E del resto era stato lo stesso Monti a leggere parole del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari assente («a causa dell'età» scrive lui stesso), ma che alla platea ricorda la candidatura di Spaventa nel collegio di Silvio Berlusconi a rappresentare un mondo diverso da quello del centrodestra. Nessuna sottolineatura nel tono di voce di Monti che lascia però ben poco spazio all'interpretazione. Anche se proprio lui, a posteriori ben poco grato, da Berlusconi fu voluto commissario europeo.
Applaude Napolitano (che come sempre ha alloggiato al Grand Hotel et de Milan) il sindaco Giuliano Pisapia: «Un discorso di altissimo profilo istituzionale e morale». Arabesca il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo che si aggrappa all'esempio di Spaventa e al suo «modo di concepire l'impegno politico e nelle istituzioni come un altissimo servizio, al quale non è richiesta la demonizzazione dell'avversario, ma al contrario il rispetto e la capacità di comprendere idee, ragioni e posizioni altrui». Alla sinistra di Napolitano il pensionato d'oro e ora anche giudice della Corte costituzionale Giuliano Amato, il presidente Consob Giuseppe Vegas.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.