Nel borgo in scena le gesta di capitan Francesco Sforza

Stasera a Pizzighettone un'avvincente narrazione storica tra strategie, misfatti e giochi di potere

Nel borgo in scena le gesta di capitan Francesco Sforza

Un borgo dall'autentico sapore medievale, affacciato sul fiume Adda, è la cornice ideale per far rivivere una delle vicende più appassionanti del Quattrocento italiano, tanto da essere immortalata da Machiavelli nel celebre passo del capitolo VII del Principe: «Francesco Sforza, per li debiti mezzi e con una grande sua virtù, di privato diventò duca di Milano», scrisse il Segretario fiorentino. È proprio questa la storia che va in scena, stasera alle 21, a partire dalla bellissima Piazza d'armi a ridosso della cerchia muraria di Pizzighettone, nel Cremonese. Francesco Sforza: l'impresa del potere è un evento ideato e condotto da Davide Tansini, presentato nella forma della narrazione storica e organizzato come un percorso a tappe negli angoli più affascinanti delle mura della cittadella, illuminati per l'occasione da torce e fiaccole. Al centro della trama fatti e misfatti del fondatore della dinastia sforzesca, figlio illegittimo del condottiero romagnolo Muzio Attendolo, che nel 1450, dopo la morte di Filippo Maria Visconti e la breve parentesi della Repubblica Ambrosiana, riuscì ad ottenere legittimazione davanti al popolo meneghino e a consolidare un potere fondato sull'influenza politica, sull'abilità diplomatica e sul mestiere delle armi. E non era che l'inizio: asceso al rango ducale e impadronitosi anche di Genova, Francesco, che nel 1441 aveva preso in moglie Bianca Maria Visconti, fu tra gli artefici della Pace di Lodi (1454), della Lega Italica e di quella politica dell'equilibrio che garantì alla Penisola diversi decenni di pace. Guidò Milano per soli 16 anni, fino alla morte avvenuta nel 1466, ma gli bastarono per essere ricordato come abile stratega, imbattibile capitano di ventura, cultore delle arti e protettore di raffinati umanisti come il Filelfo, il Filarete e il Decembrio. Potè contare su una fitta trama di rapporti personali che seppe coltivare con astuzia, e che sfruttò con il savoir-faire e la spregiudicatezza del più scaltro degli imprenditori: sono proprio questi gli aspetti messi in luce da Tansini con piglio vivace e colloquiale -non senza una buona dose di ironia, ma sempre nel rispetto del dato storico- in una narrazione che si concentra sul carisma, sull'ambizione e sulla rara capacità, per dirla sempre con Machiavelli, di cogliere le occasioni della sorte. Senza risparmiare passioni, intrighi, alleanze sancite e spezzate, amori e odi, voltafaccia e tradimenti.

Incontreremo imprevisti, colpi di scena, personaggi come l'Attendolo, il Carmagnola, Bartolomeo Colleoni, Francesco, Niccolò e Jacopo Piccinino, il banchiere Cosimo de' Medici, i papi Martino V, Eugenio IV e Niccolò V. Ma anche tanta arte, cultura, cucina, economia, curiosità e vita quotidiana del primo Rinascimento.

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