(...) Si parla di aziende che passano di mano in mano, di immobiliari, autonoleggi. E di uno strano ufficio in via Durini già finito sui giornali nell'inchiesta sugli affari sporchi della Lega Nord.
Il politico milanese di cui si parla nel rapporto è Pasquale Guaglianone, ma a Milano tutti lo conoscono come Lino. Un passato da ultrà di destra, grande passione per le arti marziali e per il business immobiliare. Di mestiere fa il commercialista: curiosamente, non risulta iscritto all'albo a Milano ma a Reggio Calabria. Di Guaglianone il rapporto si occupa partendo da un personaggio di nome Michelangelo Tibaldi, uno dei soci della società che a Reggio era il crocevia di politica, affari e malavita, la Multiservizi. Tibaldi nel rapporto viene indicato come l'emissario del boss mafioso Santo Crucitti, ma è anche socio insieme a suo figlio della Brick, una srl che si occupa di operazioni immobiliari, e che nel 2007 sbarca a Milano rilevando l'intero capitale della Milasl, una società dal vago oggetto di «compravendita di beni immobili effettuata su beni propri». La Milasl ha sede insieme ad una miriade di altre società a due passi da piazza San Babila: via Durini 14. Stesso indirizzo della Tibi 15, una società poi sciolta che aveva rilevato delle quote della Multiservizi di Reggio Calabria.
A cedere a Tibaldi la Milasl è lui, Lino Guaglianone. Che anche dopo il passaggio delle quote rimane alla guida della società: «pur non essendo più titolare di alcuna quota continuava a ricoprirne la carica di amministratore unico fino al 29.3.2010 data in cui gli subentrava Laurendi Giorgio». Si tratta di un funzionario dell'Agenzia delle entrate licenziato per corruzione che «risulta amministratore o liquidatore di società aventi sede legale invia Durini 14 tra cui il circolo di Alleanza Nazionale Protagonismo sociale». Insieme, Tibaldi e Guaglianone gestiscono una operazione succulenta: il rilievo da Unicredit di Palazzo Tibi, a Reggio, e il suo affitto alla Azienda sanitaria provinciale. Ma a Milano si dice che la Milasl si occupi anche di affari più spiccioli: alla società di via Durini sarebbe stata riconducibile la proprietà dei locali di zona Certosa utilizzati per qualche tempo come sede dai neofascisti di Casa Pound.
Aggiungono gli autori del rapporto: «In tale contesto non può non evidenziarsi la convergenza di una serie di interessi societari all'indirizzo di Milano, via Durini 14, ovvero non può rilevarsi lo stretto collegamento tra il Tibaldi Michelangelo e i nominati Mafrici Bruno, Guaglianone Pasquale e Laurendi Giorgio».
Mafrici è laureato in legge ma non è iscritto all'ordine; sua sorella Annabella era socia di Lino Guaglianone e di Laurendi nella Milasl, ed è la moglie di un signore che si chiama Antonino Foti, «deferito all'autorità giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta Onorata Sanità». Ma poi, va ricordato, assolto e scarcerato. Cosa ci fanno in via Durini 14 tutti questi signori? E come mai Paolo Martino, uno degli uomini di maggior peso della 'ndrangheta a Milano, viene fotografato nel 2009 proprio in via Durini insieme a Mafrici? Interrogativi che tornano in evidenza ora, leggendo il rapporto che ha fatto sciogliere il comune di Reggio, ma che erano sorti già qualche mese fa: quando il nome di Mafrici era emerso nell'inchiesta sui conti esteri della Lega Nord, dove l'avvocato calabrese risultava in stretto contatto con il tesoriere del Carroccio Pasquale Belsito.
Mafrici è indagato per riciclaggio insieme a Belsito dalla procura di Reggio.
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