Nelle mense del Policlinico solo riso e latte delle cascine

L'ospedale servirà prodotti «fatti in casa» e realizzerà un suo marchio sulla qualità

Maria Sorbi

Basta purè acquosi e risottini insipidi. Il Policlinico rivoluziona il vassoio della mensa dell'ospedale. E lo riempie di prodotti «fatti in casa». Ci mette latte e riso di produzione propria e piatti certificati e nutrienti. Gli alimenti provengono direttamente dalle cascine di proprietà della Fondazione, un patrimonio di 8.500 ettari sparsi il 96 comuni della Lombardia: terreni accumulati nei secoli grazie alle donazioni dei benefattori e da sempre destinati a produzioni agricole per il sostentamento dei ricoverati.

L'idea è quella di continuare la tradizione e di trasformarla in un progetto imprenditoriale. «Stiamo lavorando per realizzare una filiera completa e un marchio dell'ospedale che certifichi la qualità dei prodotti - spiega il presidente della Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Marco Giachetti - Non solo, abbiamo intenzione di portare i prodotti nelle nostre terre anche nelle mense degli altri ospedali e stiamo prendendo accordi con Buzzi, Sacco, Fatebenefratelli». In futuro il riso e il latte targati Policlinico potrebbero anche arrivare nel piatto delle mense gestite da Milano Ristorazione ma si tratta di passaggi che avverranno solo dopo la creazione dell'etichetta doc.

Per ora al Policlinico è stato fatto un esperimento: i prodotti sono stati serviti nelle mense e in ospedale è stato aperto un temporary shop per vendere i ravioli, i formaggi e i latticini delle cascine «di famiglia». Il risultato è stato una sorpresa: in solo due mesi e mezzo di apertura si è arrivati a 17mila euro di fatturato e sono stati battuti scontrini ogni quattro minuti.

Per gestire le oltre 200 cascine rurali ultracentenarie, Il Policlinico ha creato una fondazione ad hoc (la fondazione Sviluppo Cà Granda) e, per avviare i grandi progetti, si comincia dal territorio a sud di Abbiategrasso dove sono presenti 2mila ettari di terreni e 20 aziende agricole.

Portare prodotti a chilometro zero in mensa e sul vassoio dei pazienti aiuta anche ad abbattere i costi e a creare reddito per sostenere l'ospedale. Risparmio e cibo di qualità sono i due imperat della nuova amministrazione. E saranno i parametri base da tener conto anche nel nuovo bando per determinare chi gestirà i pasti in corsia. «Il cibo deve essere sano e curato - spiega Giachetti - anche perché avremo da curare sempre più malati cronici».

Attualmente invece le forniture agroalimentari seguono logiche basate quasi sempre sul prezzo a scapito di qualità e valore nutrizionale. A scrivere il nuovo piano alimentare del Policlinico e a garantire la qualità dei prodotti dei campi sarà il direttore di pediatria Carlo Agostani.

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