Milano capitale dell'innovazione. È la città italiana con la più alta concentrazione di startup: 2 su 10 nascono e crescono proprio qui, e anche secondo il Financial Times è la città migliore per crearne una. Da oggi la Milano che cambia e che produce ha un nuovo fiore all'occhiello. Si chiama Le Village, è un vero e proprio hub dell'innovazione creato da Crédit Agricole all'interno di un ex convento, con l'obiettivo di selezionare, sostenere e promuovere startup che operano in sei campi diversi, quelli che Gabriella Scapicchio, «sindaco» del villaggio ha ribattezzato «le sei F». «Le prime tre sono legate alle eccellenze italiane del territorio, Food, Fashion, Furniture, quindi cibo, moda e arredamento, le altre tre a settori inerenti al Gruppo Crédit Agricole (Fintech: innovazione per banche e assicurazioni, Future Mobility: innovazione per mobilità e trasporti, e France: qualsiasi altra startup che benefici dell'accesso al mercato francese). Ma non ci fermiamo qui perché la prossima F saranno i farmaceutici».
Sorto in corso di Porta Romana all'interno di un ex convento del XV secolo, Le Village è un vero e proprio villaggio che si sviluppa su una superficie di 2.700 metri quadrati. Uno spazio in bilico fra storia e futuro che si prepara a ospitare 50 aziende con 200 postazioni di lavoro (di design), uno spazio multifunzionale in cui lavorare in co-working o con uffici singoli. Un polo dell'innovazione (che a sua volta è una startup) che Crédit Agricole condivide con investitori e nuove imprese per promuovere «l'innovazione territoriale, favorendo la connessione tra eccellenze, cosa in cui Milano è antesignana», prosegue il sindaco. Che spiega: «Questo è un vero e proprio ecosistema che sopravvive attraverso lo scambio in cui gli abitanti (startup e partner) contribuiscono alla crescita del Village dando vita a un'economia circolare che trova la sua definizione nel concetto collaborare per innovare». Grazie a Credit Agricole ai sostenitori le startup possono entrare nel villaggio a costo minimo, e noi le supportiamo gratuitamente.
Una volta selezionate, le aziende entrano nel villaggio per crescere e trovare nuove opportunità di business: «Vogliamo sostenere giovani aziende ad alto potenziale innovativo e di crescita. Qui non si affitta una scrivania, ma si trovano business e fondi. Qui si trovano tutti i servizi legali, la formazione di base e poi facciamo incontrare i grandi partner. È un ecosistema già creato, un nido che aiuta a crescere le startup».
La durata? «Due anni al massimo, poi le aziende lasciano il nido e vanno da sole. Siamo una nursery, ma non un incubatore, siamo piuttosto un acceleratore». Per ora sono sei le aziende già entrate a far parte del villaggio, altre due entreranno a gennaio, in totale saranno 50 le start up accolte nel villaggio, ed entreranno a poco a poco (da oggi a metà gennaio si raccolgono le candidature per i questi settori Fintech e Future Mobility).
E chi è convinto che le startup siano prerogativa di giovani e giovanissimi si sbaglia perché «in media i fondatori hanno 40 anni e provengono da altre realtà lavorative», conclude Gabriella Scapicchio.Nel mondo esistono altri 26 Village, tutti in Francia (e uno in Lussemburgo): chi ne fa parte può muoversi da un villaggio all'altro, incontrare altri partner, e trovare tante nuove opportunità di business.
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