Alberto Giannoni
Il sindaco conferma che vuole le moschee e annuncia che vuole ripartire «con la massima velocità possibile». Ma ammette che, dopo lo stop al bando «bisogna cominciare da capo». E la verità è che prima di due anni una moschea a Milano non ci sarà. Il centrodestra non smania certo per averla, si sa, almeno fino alla definizione di una legge nazionale che regoli la materia. Le comunità islamiche e la sinistra, invece, ci credevano, ci hanno puntato molto. Anche per questo molti elettori musulmani hanno scelto Giuliano Pisapia prima e Beppe Sala poi.
Ma la nuova amministrazione ha dovuto ritirarlo, alla fine, quel bando partorito a fatica, che da un anno e mezzo calamita le illusioni di qualcuno e le attenzioni di tutti. E ha dovuto ammettere, la nuova giunta, che la strada intrapresa e confermata con ostinazione dalla precedente non era conforme alla legge regionale. Lo stesso Sala, implicitamente certo, lo ha riconosciuto, parlando ieri: «Abbiamo preso atto, dopo una attenta verifica, che comunque non si potrà procedere - ha detto - Con grande apertura e sincerità ci confronteremo, come sta facendo il vicesindaco, con tutte le comunità religiose. Bisogna cominciare da capo».
A Palazzo Marino non è parso vero: poter dare «la colpa» a Roberto Maroni. Quel che in Comune non dicono è che la legge regionale preesisteva al bando, risalendo a un anno e mezzo prima. E anche la precedente legislazione regionale richiedeva comunque un passaggio urbanistico che nell'era Pisapia non è stato intrapreso. Il Comune, dal febbraio 2015, quando è entrata in vigore la legge «anti-moschee», avrebbe potuto previsione i luoghi di culto negli strumenti urbanistici. Ma non lo ha fatto, contando forse sull'impugnazione, da parte del governo, delle norme regionali davanti alla Consulta (strada che ha dato esiti limitati, visto che l'impianto è rimasto in piedi). Ora, quasi un anno e mezzo dopo l'entrata in vigore della «anti-moschee», si avvicina la scadenza dei 18 mesi prevista per sfruttare questa «corsia privilegiata». Ma il Comune ha scelto di cavalcare il braccio di ferro col Pirellone e ora i tempi tecnici per un'approvazione lampo non ci sono. Dovrà percorrere dunque la strada, più lunga e complessa, della variante urbanistica. E poi ripartire con un nuovo bando o con affidamenti diretti. «Mi vengono in mente le famose lacrime di coccodrillo - commenta l'assessore regionale Viviana Beccalossi - non riesco a commentare in altro modo le recenti dichiarazioni dei rappresentanti delle associazioni di musulmani milanesi, con in testa il Caim, che attaccano il sindaco Sala dopo che ha candidamente ammesso di non essere in grado di costruire la tanto promessa moschea, ma allo stesso tempo ammettono di essere pienamente a conoscenza delle irregolarità del bando scritto dalla giunta Pisapia».
«Chi è causa del suo mal pianga se stesso - aggiunge - perché è un dato di fatto che molti voti siano andati al candidato sindaco della sinistra grazie alla promessa di una moschea». Intanto il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi chiede che il tema sia affrontato con una discussione aperta anche in Consiglio comunale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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