No ai gay: la Regione dopo 2 anni toglie il patrocinio al pride Milano

Nell'ufficio di presidenza cambia linea il leghista Cecchetti

Dopo due anni, il consiglio regionale non concederà il patrocinio al gay pride diMilano, manifestazione della comunità Lgbt. La svolta nell'ufficio di presidenza del Pirellone, dove il sostegno al corteo non ha ottenuto la presidenza. Contro ha votato, coerentemente con le scelte degli ultimi anni, il presidente Raffaele Cattaneo, esponente di punta di Area popolare. No anche per Daniela Maroni (Lista Maroni). A favore del patrocinio hanno votato i rappresentanti del Pd, la vicepresidente Sara Valmaggi e il consigliere 5 Stelle Eugenio Casalino. Non ha partecipato al voto, e questo ha spostato gli equilibri, il leghista Fabrizio Cecchetti, il vicepresidente che gli scorsi anni si era schierato a favore risultando decisivo per il sì al patrocinio.

Sul no al «pride» si è scatenata la sinistra. Di «svolta estremista della Lega» ha parlato Valmaggi, sostenendo che «poco ci è mancato che venisse invece concesso, con tanto di contributo economico, a un evento organizzato da una realtà dell'estrema destra con contenuti chiaramente intolleranti». D'accordo la consigliera di Sel Chiara Cremonesi: «È l'effetto Salvini» ha detto. Soddisfatto invece il capogruppo Fdi Riccardo De Corato, per cui «quest'anno ha prevalso la ragione». E l'Arcigay ha parlato di «un no incomprensibile a una festa laica e civile». Cecchetti ha voluto smorzare le polemiche: «In questi anni sono stati fatti grossi passi in avanti in materia di diritti civili - ha detto - e ritengo che nel 2017 non abbia più senso aprire nuove polemiche pretestuose».

«Purtroppo in passato ha aggiunto - la mia posizione è stata oggetto di strumentalizzazioni e divisioni, nonostante il mio intento fosse solamente quello di favorire un confronto serio e ragionato su una questione che interessava migliaia di cittadini lombardi». «Oggi però - ha concluso - con l'approvazione di una legge nazionale sui diritti civili la situazione è oggettivamente cambiata e non ho alcuna intenzione di prestarmi nuovamente al gioco della polemica».

AlGia

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