Coronavirus

"No a chiusure inutili. Pronti ad azioni legali per evitare il disastro"

Il segretario generale dell'Unione artigiani: "Altro stop del governo? Su quali evidenze?"

"No a chiusure inutili. Pronti ad azioni legali per evitare il disastro"

Marco Accornero, segretario generale dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano, fra misure già prese e misure ipotizzate in questi giorni a Roma, qual è la situazione delle imprese che voi rappresentate?


«Siamo particolarmente preoccupati per quelle che si preannunciano, perché questo si vocifera: un blocco del settore acconciatura ed estetica che tocca migliaia di imprese, quelle che hanno più subito il lockdown: le prime a chiudere e le ultime a riaprire».

Ma c'è un'emergenza sanitaria in corso...

«Sì. Queste imprese nei mesi scorsi hanno speso migliaia di euro per riaprire in sicurezza, secondo i protocolli, e vengono additate come un rischio quando non c'è evidenza scientifica che possano diffondere il virus. Parliamo di mascherine, gel distanziamento, misurazione della temperatura, distanziamenti dei clienti, appuntamenti scaglionati. Siamo molto preoccupati, sarebbe il colpo di grazia a molti imprenditori già piegati delle prime misure, attività che hanno continuato a pagare affitti e fornitori in settimane con zero incassi e aiuti modestissimi da parte dello Stato, parliamo di 1.200 euro in due mesi. Noi crediamo che i luoghi del contagio siano altri, e quindi questa che qualcuno ipotizza sarebbe solo una misura di facciata, t presa tanto per dire: Abbiamo fatto qualcosa».

Avete dati sull'impatto delle prime misure?

«I nostri artigiani hanno tentato di riaprire. I primi numeri certi li vedremo alla fine dell'anno, ma noi già oggi temiamo che un 20% sia a rischio, e si tratta di quelli che in questi mesi si sono coperti di debiti per pagare spese e scorte, e magari già avevano margini ridotti. In particolare sono quelli che si trovano nei paesi e nelle periferie. Noi stimiamo che a oggi, senza nuove misure, sia a rischio di chiusura un 20%. Un nuovo lockdown sarebbe un colpo di grazia anche per altri».

Avete qualche riscontro sulla sicurezza sanitaria?

«Abbiamo riscontri in negativo: voglio dire che non abbiamo segnali che i dipendenti del settore acconciature ed estetica, o i titolari, abbiano contratto il virus nel corso dell'attività. E tanto meno i clienti. Vorremmo capire in base a quali evidenze queste attività che lavorano secondo i protocolli siano effettivamente pericolose. Per questo io parlo di misure di facciata. Si presume che siano pericolose per definizione. C'è una categoria di lavoratori additata ad untori».

Forse non hanno «abbastanza santi in paradiso».

«Un po' sì, poi è una categoria molto parcellizzata, piccolissime attività, altro aspetto è che viene considerata un'attività non essenziale, come una sorta di divertimento, ma non è così, intanto perché è anche un fatto di igiene, e di salute, poi perché migliaia di persone vivono di quello. Parliamo di 20mila attività in Lombardia, 35-40mila addetti».

E gli altri artigiani? La piccola edilizia?

«Hanno subito danni economici perché non potevano operare, ha continuato solo chi era nella filiera dei beni essenziali. Dopo, hanno vissuto coi lavori sospesi durante il lockdown, adesso registriamo un rallentamento. Stiamo aspettando di capire se e come funzionerà il superbonus, è presto per dirlo. La misura è interessante, complessa, speriamo abbia effetti benefici. C'è stasi e grande attesa».

Siete pronti a iniziative?

«Oltre a protestare, valuteremo anche coi nostri legali se i provvedimenti sono legittimi, se un Dpcm possa immotivatamente chiudere attività economiche. E saremo a fianco delle imprese sostenendole dal punto di vista economico.

Ma non possono indebitarsi all'infinito, non reggono, e le banche non possono andare oltre certi limiti».

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