Non gli bastava accusare i poliziotti che lo avevano arrestato, nel pieno della giornata di fuoco scatenata dai no Expo il Primo Maggio 2015 (nella foto), e farli finire sotto processo. Quei poliziotti sono innocenti, dice la Procura adesso, dopo avere interrogato un collega che confermava le loro deposizioni. Ma Mirko Leone, militante antagonista, non ci sta: e accusa di falsa testimonianza anche l'agente della Digos colpevole di non avere smentito gli altri poliziotti.
Tutto accade tra via Alberto da Giussano e via Pagano, nella fase finale della manifestazione che ha devastato il centro di Milano. Leone viene riconosciuto come il soggetto che aveva lanciato un blocco di cemento contro il vicequestore Angelo De Simone. Lo fermano, lo portano in questura, lo accusano anche di avere fatto resistenza al momento dell'arresto: ma al processo viene assolto. Fin qui tutto normale. Ma il giudice va oltre, e fa incriminare per falsa testimonianza De Simone e gli agenti che erano con lui. Una prima richiesta di archiviazione della Procura viene respinta.
E a quel punto il pm Musso interroga un altro agente, Roberto Mantovanelli, che ricevette l'ordine di custodire il fermato. Spiega di averlo perso di vista sotto la pioggia di pietre: in quel momento, dunque, potrebbe avere fatto resistenza. Ma Leone non si ferma: mente anche Mantovanelli. Processeranno anche lui?
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