"Noi tassisti disperati, due ore di attesa per caricare un cliente"

Grassi, portavoce Cna, conducente dal 1979: mini corse, non vedo Malpensa da un anno

"Noi tassisti disperati, due ore di attesa per caricare un cliente"

Domenica sera è rimasto in attesa nel parcheggio di piazza Oberdan dalle 22.30 all'una, primo della fila. «Due ore e mezza a vuoto, è finito il turno e sono tornato a casa». In nove ore Raffaele Grassi, tassista dal febbraio 1979, portavoce regionale del settore taxi Fita Cna Lombardia e consigliere comunale dal 2006 al 2016 (prima con Idv e poi con Valori per Milano) è riuscito a incassare quattro corse. «La più bella da via Cagliero a piazza Napoli, 21 euro perchè c'era il sovrapprezzo festivo, ma ormai quando va bene si fanno tragitti da nove o dieci euro. E attese di cento, centodieci minuti tra una e l'altra» racconta. Dopo un anno di Covid è «molto triste e rassegnato, il 2020 è stato disastroso e non si vedono ancora segnali di miglioramento per la nostra categoria. Ormai alla mia famiglia non dico più vado a lavorare, ma vado in servizio. Si passano le giornate in attesa, leggendo un libro o guardando un film sull'ipad e si fanno 4/5 mini corse al giorno se va bene». Non vede l'aeroporto di Malpensa da un anno, «l'ultima volta era proprio l'8 marzo - ha riferito ieri -, ho accompagnato due turisti inglesi che cercavano di rientrare prima del lockdown. Da allora nessun cliente diretto all'aeroporto». A Linate ci è andato quattro volte in 12 mesi. E possono capitare pure brutte avventure. «Sabato a mezzanotte ho caricato due giovani in piazza Duomo, ero in attesa di clienti da due ore. Arrivati sotto casa mi hanno detto che salivano a prendere il portafogli e sono spariti. A uno avevo pure regalato la mascherina perchè è salito senza». Racconta che negli anni '80 corso Buenos Aires veniva chiamato in gergo «la freccia del sud», sempre in movimento, «ora è deserta ben prima del coprifuoco». Il cliente tipo è mediamente giovane dopo le 20, più anziano o lavoratore nel pomeriggio, «rispettano il distanziamento a bordo e c'è serietà sul coprifuoco, molti si preoccupano di arrivare a casa entro le 22 se prendono il taxi dopo una cena a casa di amici». Segnala due problemi grossi come una casa per la categoria. I parcheggi taxi ormai sono troppo piccoli, le auto bianche costrette a rimanere in attesa così a lungo rischiano di intasare gli incroci o le strisce blu. Secondo («più grave») è la mancanza di bagni pubblici. «Siamo disperati - spiega - se alle 18 i bar chiudono ci tocca rimanere anche 7/8 ore senza poter andare al wc. É un sintomo di inciviltà non solo nei confronti dei tassisti ma dei cittadini, perchè il bagno può servire a tutti. Prima bevevi un cappuccio o un caffè e usavi quello al bar, così è un enorme disagio. Ci sono state tante proteste ma al Comune sembra non importare. Una volta c'erano i vespasiani, oggi bastano wc mobili più agevoli».

Palazzo Marino ha lanciato dall'anno scorso i buoni taxi per anziani e categorie disagiate ma «persino io - ammette Grassi - non sono riuscito a richiederli on line per mia madre che ha 85 anni e deve fare tre visite a marzo. Il sistema è troppo complicato, dovrebbero fornire carte prepagate». E per risollevare un po' la categoria in crisi «i taxi potrebbero essere usati maggiormente per alleggerire i mezzi.

Penso agli anni Ottanta quando c'era una convenzione tra Comune e radiotaxi per accompagnare a scuola i ragazzi disabili o non vedenti, con 18mila lire a corsa ne trasportavamo tre alla volta che abitavano più o meno nello stesso quartiere. Ci sono state tante polemiche sul trasporto degli studenti in sicurezza...».

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