La nomina di Liliana Segre nella Milano del nuovo odio

La nomina  di Liliana Segre  nella Milano del nuovo odio

di Alberto Giannoni

La memoria deve avere un futuro. La scelta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha nominato senatrice a vita Liliana Segre, ha un valore simbolico che non sfugge a nessuno. La milanese Liliana infatti porta con sé l'esperienza orribile del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e la porta come una testimone coraggiosa e lucida: «Sento dunque su di me - ha detto - l'enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell'oblio». A una settimana dalla Giornata delle Memoria però, con questo passo del Quirinale arriva alla città e alle sue istituzioni un messaggio ulteriore, un monito rivolto al futuro. A Milano, solo un mese fa, nel corso di cortei con centinaia di militanti dei centri islamici, sono state scandite grida che suonano come una ferita per Milano.

Grida antisemite e anti-israeliane, non estromesse dal corteo, che hanno risuonato per settimane nel più assoluto silenzio, un silenzio quasi senza eccezioni, rotto da una dichiarazione del sindaco che è stata sollecitata dalla Comunità ebraica e da molti giudicata omissiva, e tardiva. Le reazioni, complessivamente, sono parse timide eppure la minaccia oggi è una nuova ondata di antisemitismo. E Milano non può lasciare che l'odio torni ad allungare la sua ombra nelle nostre piazze.

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