Da 3 anni guida il coordinamento delle (ormai 25) associazioni islamiche milanesi, il Caim. Anni di polemiche, non solo sulle moschee, ma anche per i rapporti - ormai interrotti - con la Comunità ebraica.
Allora, Davide Piccardo, non siete contenti del bando comunale?
«É un segnale politico importante ma insufficiente. Si poteva dare una risposta più efficace».
Lei è stato candidato per Sel come Pisapia. Deluso?
«Le premesse erano buone, gli obiettivi raggiunti solo in parte: misure simboliche. Su molti temi le risposte latitano. Ma per noi ci sono passi avanti rispetto al passato».
Pensate ancora che ai musulmani servano «un duomo e molte parrocchie»?
«No, credo che l'impostazione giusta sia un'altra. Alcune moschee di media grandezza e centri regolari. Anche il progetto del Palasharp è stato frainteso. Non voleva essere un unico luogo ufficiale affiancato a piccole sedi camuffate».
Ma perché non fate un solo progetto con il centro di via Padova. Cosa vi divide?
«Ci sono soggetti diversi, anche per storie personali. Ma non siamo divisi su questioni dottrinali. Origine dei gruppi dirigenti e militanza sono comuni».
Però Via Padova viene considerata più moderata e integrata.
«Non tocca a me dire perché. Quest'anno in via Padova 144 per il Ramadan è andato lo stesso imam che abbiamo ospitato noi l'anno scorso. E c'è andato anche l'assessore Cappelli. Evidentemente, le stesse cose, a noi si rimproverano e a loro no».
Ma quell'imam aveva fatto dichiarazioni molto discutibili. Perché non ammette che avete sbagliato a invitare alcuni personaggi?
«No, non posso dirlo. Erano persone rispettate e incensurate. Non c'è alcuna ombra su di loro».
Gli ex imam di due centri islamici fra i più importanti a Milano sono stati condannati per terrorismo. Anche su questo niente da dire?
«Non conosco quelle vicende. Posso dire che rispetto le sentenze e che su 100mila musulmani abbiamo due condannati».
Ma non erano due passanti, erano due leader importanti. E i reati sono gravi.
«Anche altre religioni, o partiti, hanno dei condannati. Non per questo devono essere negati i diritti di un'intera comunità».
Ma non avete fatto un'opera anche di rinnovamento?
«Il rinnovamento è realtà. Ma io non sputo su chi c'era prima per brillare di più».
Le sue parole su Israele hanno suscitato la reazione della comunità ebraica. Niente da scusarsi?
«Ho sincero e profondo rispetto per gli ebrei. Ma ribadisco la mia posizione su Israele. É un giudizio politico».
Israele per lei è paragonabile ai miliziani dell'Isis?
«I morti ammazzati hanno tutti lo stesso valore».
A proposito, non vi hanno invitati alla veglia interreligiosa e gli
assessori hanno preso le distanze. Se lei fosse un ostacolo farebbe un passo indietro?«Io rappresento una comunità. Se mi chiedessero di cambiare linea o di farmi da parte sarei pronto. Il mio mandato comunque dura 2 anni».
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